IO lo BEVO COSÌ il Vino Etico a Milano

Articolo pubblicato a gennaio 2015 su LorenzoVinci.ilgiornale.it (https://bit.ly/2Q41Q0V)

Lo scorso lunedì 19 gennaio si è svolto presso In Kitchen Loft Io Bevo Così MILANO, il primo di una serie di eventi e degustazioni in Lombardia che faranno da apripista all’evento master annuale che si terrà domenica 24 e lunedì 25 maggio a Villa Sommi Picenardi di Olgiate Molgora, Lecco.

In questa tanto attesa rassegna, il pubblico, gli appassionati e gli addetti ai lavori potranno degustare più di 400 vini naturali, biologici e biodinamici provenienti da tutta Italia e da alcune regioni della Francia, con la possibilità di poter soddisfare ogni curiosità e interesse verso questa nuova (ma non troppo!) inclinazione produttiva interagendo direttamente con chi ogni giorno la sceglie e la difende.

Questa manifestazione nasce dall’idea di Andrea Sala, Luca Dell’Orto e Andrea Pesce, tre determinatissimi giovani imprenditori che credono fortemente nel “vino etico” che hanno avviato una campagna di promozione che mira ad abbinarlo alla qualità e soprattutto alla bontà. La degustazione durante la serata ne ha data piena dimostrazione.

Il vino è gusto, è condivisione, è lavoro ma in occasioni come questa può diventare anche poesia, arte, spaziando dal pop alla classica.

Nessun eccesso di sentimentalismo, è esattamente quello che mi trasmettono progetti quali “Lo senti il Territorio?” , con cui Andrea Perin di Tenuta l’Armonia punta a coinvolgere i giovani e non appassionati al Vino Vero Territoriale, e “Vino Volutamente Declassato” , claim in bella vista sulla sua T-shirt, di Stefano Menti.

Nessuna pecca sulla qualità dei prodotti presentati, ed in particolare si sono distinte due aree geografiche.

Un’area è proprio quella dei vicentini di Tenuta L’Armonia e l’Azienda Menti Giovanni, messa in risalto dai loro vini “sur lie”.

Della prima, da segnalare il Frizzi Pop, una tipica bollicina col fondo da Pinot Nero, Pinot Bianco e l’autoctona Durella, il cui obiettivo è proprio quello di comunicare semplicità, facilità di bere e chiara comprensione anche ai non appassionati. Nascono per essere e rimanere dei vini semplici, genuini ed anche “divertenti”.

Nella seconda invece ho trovato piacevole il Roncaie sui lieviti, garganega frizzante, di cui la prima fermentazione è ottenuta con lieviti indigeni, mentre per la presa di spuma si utilizza il mosto di garganega appassita per aiutare a far partire la nuova fermentazione. In fase di imbottigliamento non vengono aggiunti solfiti.

Ovviamente l’altra area non poteva essere che il Piemonte, ma questa volta non ha stupito con il suo vitigno principe, il Nebbiolo, bensì con altri vini.

Tre su tutti.

Barbera del Monferrato Superiore docg Rapp 2012 di Rocco di Carpeneto. Barbera in purezza i cui vigneti hanno un’età tra i 10 e i 50 anni e le cui rese sono basse. Affina in media circa 2 anni.

L’azienda condotta in regime biologico da Paolo e Lidia, “Milanesi d’adozione pentiti”, che pochi anni fa han lasciato la grande città per trasferirsi nell’alto Monferrato e dar vita a questa nuova realtà i cui risultati non si sono fatti attendere.

Barbera d’Asti docg Superiore 2012 dell’Azienda Agricola Stella. Un cru di Barbera che rappresenta le origini ma anche il futuro dell’azienda stessa e che è interamente dedicato al suo fondatore, Domenico Stella, maestro di musica (da cui il nome del vino “Il Maestro”). Un vino che rispecchia il territorio e i suoi “vigneron”, di gran carattere, di buona acidità ma al tempo stesso con una corposità tale da renderlo morbido.

Racconti appassionati e piacevolmente argomentati quelli forniti dal suo enologo, Paolo Stella, che oltre a trasmettere l’entusiasmo e la dedizione verso i “suoi” vini, rimane un personaggio indubbiamente poliedrico, molto conosciuto tra gli estimatori di metodo classico per essere uno dei quattro amici e fondatori di ERPACRIFE (dalle prime sillabe dei nomi di battesimo di ciascuno), un gioco iniziato 15 anni fa ma che oggi rappresenta una delle realtà più interessanti per quel che riguarda la produzione di metodo classico da vitigni autoctoni. Potrebbero essere considerati i primi ad aver utilizzato il nebbiolo in purezza.

Infine il Langhe Pinot Nero 2013 e 2012 di Segni di Langa. Nessun errore di battitura, mi sto esattamente riferendo ad un Pinot Nero nel cuore del Nebbiolo!

Un’idea, un sogno, un’utopia di un altro giovane enologo, Gianluca Colombo, che amichevolmente definisco il “matto delle langhe”, etichettatosi invece solo come un po’ incosciente.

Un’avventura nata nel 2011 ma che ha già permesso a Gianluca di affermarsi in ambito nazionale. E’ dell’anno scorso il suo classificarsi, con l’annata 2011, tra i primi dieci al concorso nazionale del Pinot Nero di Egna e Montagna, risultando il primo tra i non Südtirolesi.

Nel 2012 ho ritrovato le potenzialità già espresse dall’annata 2011, mentre il 2013 deve essere lasciato ancora un po’ a riposo per far in modo che i sentori tipici di questo vitigno e soprattutto di questo terroir si sviluppino ancora per dare il meglio di se.

Sono da considerare “fuori concorso” i Franciacortini di Ca’ del Vent, tra i pochi che riescon a tener testa ai piccoli vigneron della Champagne (Récoltant-manipulant), anche perché non è che posso parlar sempre di loro.

 

[Photo Credit: Antonio Cimmino]
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