Summa 15, un’emozione lunga 17 anni. [PARTE SECONDA]

Articolo pubblicato a maggio 2015 su LorenzoVinci.ilgiornale.it (https://bit.ly/2AAtdLb)

Ed eccoci ancora a Summa15, da Alois Lageder a Magrè sulla Strada del Vino con i grandi protagonisti della Costa degli Etruschi, dalle province Apuane alla Maremma. Quelli dell’altra Toscana, la Toscana che preferisco, meno austera, influenzata dal mare e dal vento, un po’ fuori dai soliti schemi.

Mi soffermo subito sulla cantina meno conosciuta e probabilmente tra le più piccole della costa toscana.

Siamo a Campiglia Marittima, di fronte all’Isola d’Elba, con Olivier Paul-Morandini, belga trapiantato in Toscana di chiare origini italiane, e la sua Fuori Mondo fondata nel 2010. Fin dal momento in cui ha acquistato il Vigneto Volpaiole, Oliver ha avuto come obiettivo primario quello di preservare tutte le diverse varietà che erano state impiantate in passato.

Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Alicante, Ciliegiolo, Colorino, Canaiolo stavano un po’ scomparendo nella zona, lui vuole ridare la propria identità a questi vitigni, ragion per cui punta a vinificarli in purezza e con un sapiente uso del legno. Tostature molto lunghe ma a bassa temperatura che Olivier segue personalmente.

S’inizia con il d’Acco 2014, un Alicante da bere fresco, un vino da aperitivo, di medio corpo e molto profumato che matura per 6 mesi in tonneaux di 400 litri.

A seguire il vino in memoria di Libero, il contadino che si prendeva cura del Vigneto, da Ciliegiolo, quasi in edizione limitata con sole 600 bottiglie prodotte. Una maturazione un po’ più importante, con 6 mesi in barrique e ulteriori 3 mesi di affinamento in bottiglia.

Le radici italiche di Olivier si possono sentire in Lino, il sangiovese in purezza dedicato al suo nonno friulano, che tutti chiamavano amabilmente con tale nome.

La contrapposizione tra il giovane e l’anziano, tra saggezza e inesperienza, dà vita ad Amaë il Cabernet Sauvignon che “non sa di vegetale” ma nemmeno di “marmellata”, da vecchie vigne con una resa bassissima di solo 25 quintali per ettaro.

Chiudiamo con l’eleganza di Pemà, la principessa tibetana che attraversava l’Himalaya, nervosa, altera ma intensa e penetrante, proprio come questo Cabernet Sauvignon e Merlot.

I vini di Olivier qualitativamente eccellenti emozionano già dal primo sorso, grazie anche alla mano di Luca D’Attoma senza nulla togliere al cambiamento di rotta improntato da Olivier negli ultimi anni. Luca è e resta tra i migliori winemaker italiani, un bravissimo tecnico, un ideatore, un sognatore, un artigiano del vino, quasi come un moderno designer che cerca di condensare artigianalità, tecnica eccelsa e innovazione in un’unica bottiglia!

Per la sua azienda, Duemani, la cui prima vendemmia è del 2004. ha scelto la biodinamica, non certo per marketing o per moda, ma perché crede nel rispetto del territorio, come è altresì convinto che per farlo bene bisogna essere bravi, originali e sentire la terra di quei vini.

Duemani è a Riparbella, in provincia di Pisa, colline che guardano il mare dove primeggia il Merlot, ma soprattutto Cabernet Franc e Syrah ad alberello, i suoi marchi di fabbrica, quelli che riesce a far esprimere ai massimi livelli mondiali. I suoi vini oltre ad essere buoni, sono puliti, diretti ma soprattutto riconoscibili e con un proprio carattere.

Al Summa in degustazione c’era tutta la sua produzione.

2014 Si, 100% Syrah, un bel rosa cerasuolo, un carattere che si divide tra mare e bosco, molto fresco ma supportato da un’alcolicità da vino rosso;

2013 CiFRA, 100% Cabernet Franc. Da questo vino si capiscono tutte le potenzialità che riesce ad esprimere questo vitigno. Fermenta e affina in cemento non vetrificato, tannino presente ma non invadente, si danza tra frutti rossi e note vegetali che tendono al balsamico. In bocca si sente che è un bel “giovincello”;

2012 Altrovino, 50% Merlot e 50% Cabernet Franc. Il frutto del Merlot che abbraccia il Cabernet, e rende il tutto più morbido. S’iniziano a sentire note di tabacco liquirizia. L’affinamento, infatti, avviene in tini troncoconici di rovere francese per 8-10 mesi;

2011 Duemani, 100% Cabernet Franc proveniente da una rigida selezione in vigna. Bassissime rese, fermentazione e macerazione in tini troncoconici di rovere francese, affina 15/18 mesi in barrique e tonneaux nuovi, sempre di rovere francese. Al naso complesso, in bocca un concentrato di potenza e persistenza ma di un elegante armonia, poiché “la potenza è nulla senza il controllo” con un tannino affascinante che sfila sulla raffinata passerella del gusto.

2011 Suisassi, 100% Syrah, quello allevato ad alberello, su terreno sassoso. Questo vino rispecchia in toto le caratteristiche del vitigno, frutti neri e pepe nero. Sia la fermentazione sia l’affinamento avviene in barrique e tonneaux di rovere francese, e danno al vino proprio quelle note tostate e affumicate. In bocca è molto potente, il tannino è ancora molto presente, anche se riesce a donare già una certa rotondità. Il finale è suadente, avvolgente, molto persistente, un vino che ti fa più sognare che meditare.

Non crediate che per bere bene sia necessario spendere cifre consistenti. Sì è vero i suoi due vini simbolo hanno un prezzo medio alto (che li vale comunque tutti!), ma qualche volta provate anche solo il CiFRA o l’ Altrovino. Da oggi, o meglio dal Summa15, entreranno di gran merito nella mia personalissima classifica con l’elegante che non ti impegna, il bello che non imbarazza e il semplice che ti sorprende!

Chiudiamo il Tuscany Tour nel borgo medievale tanto caro al Carducci, quella Bolgheri che negli anni è rimasta quasi immutata, dove progresso e industrializzazione sembrano averla solo sfiorata, fortunatamente direi.

Le Macchiole rappresentano proprio questo, una realtà condotta dal 2002 da Cinzia Merli, un progetto nato vent’anni prima grazie al marito Eugenio, scomparso troppo presto, proprio nel 2002, prima di raccoglierne tutti i frutti.

Il loro obiettivo era produrre vini eleganti, di qualità e con forte attenzione al territorio. Sembrava un’impresa impossibile quella di Cinzia, rivelatasi una scommessa vincente! Come? Privilegiando il lavoro in vigna, seguendo i cicli naturali, scegliendo biologico e biodinamica, intraprendendo una sua personale e unica strada.

Al Summa la pattuglia Le Macchiole era quasi al completo, delle cinque etichette in produzione solo il Paleo Bianco assente!

Bolgheri Rosso 2013, 50% Merlot, 30% Cabernet, 20% Syrah, che molti definirebbero il vino base della cantina, ma che chiunque vorrebbe averne nella propria. Certo non ha la complessità o l’equilibrio degli altri, ma in bocca ha una bella entrata potente e al contempo elegante, un tannino ancora un po’ spigoloso e un’irruenza che dimostra la sua giovane età, con un bel futuro davanti a se.

Scrio 2011, 100% Syrah, Cinzia lo definisce “figliol prodigo, quello che dà sempre pensieri”, un Syrah molto varietale, speziato e balsamico, affina circa 15 mesi in barrique.

Messorio 2011 e 2000, Merlot in purezza, è “il figlio perfetto”, quello che non ti delude mai. Un totale equilibrio tra frutta rossa e spezie, alcolicità e freschezza, morbidezza sapidità e tannino. Avvolgente e persistente.

Il vino che più rappresenta Eugenio, Cinzia e le Macchiole è il Paleo Rosso, il vino dalle grandi emozioni, quello che non dimentichi, quello che ti tiene legato alla tua terra.

Dal 2001 è un Cabecnet Franc in purezza, ad aiutare Eugenio c’era Luca D’Attoma che ancora oggi collabora con Le Macchiole. Un vino molto ricco, diretto, complesso, un misto di terra e mare, tanti anni ancora davanti a sé, ma al tempo stesso un vino facile da capire e che non dimenticherà mai chi l’ha fortemente voluto. Ed anche chi lo gusta e apprezza fatica a dimenticarlo.

Il legame con questa terra lo troviamo anche nella nuova idea di Cinzia che punta ad reinterpretare il Messorio con la collaborazione dell’artista internazionale Stefano Tonelli che, nella sua “Calligrafia di un sentimento”, racconta proprio dell’amore per la sua terra natia, per i suoi luoghi, per i suoi colori ed ovviamente per uno dei più grandi vini bolgheresi.

L’opera, in tecnica mista, è, come descrive Stefano, “una tavola con pane e vino, la vendemmia fatta da ragazzi, i profumi della vinaccia nella cantina sottostante, i primi disegni con il vino che scolorisce sulla carta gialla”. Ognuna delle quarantotto Mathusalem del Messorio 2004 ne ospiterà un tassello, che si scomporrà in un mosaico di etichette, una accanto all’altra le 48 bottiglie ridaranno vita al corpo intero dell’opera originale. Un’arte quindi da osservare e nello stesso tempo da degustare.

E sulla scia della poesia che l’arte mista col gusto possono suscitare, lascio il Summa15 con un tassello in più nella mia cantina, ma tante nuove emozioni dentro di me!

[Photo Credit: Antonio Cimmino]
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