Messaggi da Collisioni 2015

Articolo pubblicato a agosto 2015 su LorenzoVinci.ilgiornale.it (https://bit.ly/2GM9MV7)

110.00 presenze, 50 incontri, 70 concerti, più di 500 ospiti, numeri impressionanti, se si pensa che ad ospitare nuovamente l’ultima edizione di COLLISIONI 2015 – MESSAGGI IN BOTTIGLIA, il festival agri-rock di letteratura, musica, cibo e naturalmente  vino, è stata scelta ancora una volta Barolo.

Il piccolo comune delle Langhe, mecca del vino italiano, che con i suoi 800 abitanti ha assistito ad una festosa invasione di gente, soprattutto giovani, che non si son voluti perdere tutti gli eventi che erano in programma dal 17 a 21 Luglio scorsi.

Sui vari palchi si sono alternati grandi personaggi a rappresentanza di tutte le arti, dalla letteratura alla musica, dalla cultura allo spettacolo, dalla gastronomia all’enologia, sia italiani che internazionali ed ognuno ha buttato “in mare” il suo messaggio affinché ciascuno lo rendesse suo.

Il claim di questa edizione era appunto “Messaggi in Bottiglia”, come la famosa canzone che Sting, insieme ai Police, lanciò nel 1979.  Non è un caso che a chiudere Collisioni 2015 sia stato proprio lui.

I miei sono ovviamente tutti messaggi legati al vino che quest’anno ha saputo stupirmi ancora!

Anche in questa edizione Filippo Taricco ha affidato a Ian D’Agata la Direzione Creativa Wine&Food di Collisioni, sempre più internazionale e soprattutto con l’idea di Ian di rendere il progetto “vino Collisioni” permanente e promotore dei grandi vini piemontesi soprattutto grazie all’interscambio, collaborazioni e confronti costruttivi con gli altri grandi vini italiani (e non).

Con questo obiettivo è stato lanciato il nuovo portale WineCult dedicato, come si evince dal nome, proprio al connubio tra vino e cultura, affidato a Michele Longo, storico collaboratore di Ian e co-autore proprio insieme a lui di “Barolo and Barbaresco: A cru by cru and wine by wine studying and tasting companion”, nonché curatore della guida “Migliori Vini d’Italia”.

La spinta all’internazionalizzazione anticipata l’anno scorso è stata la grande novità di Collisioni 2015 grazie alla presenza di alcuni produttori di Gevrey-Chambertin (Borgogna) con il loro mitico Pinot Nero e produttori del Rodano de la Côte-Rôtie e Condrieu con i loro grandi Syrah e Viognier, che son stati messi a confronto con il meglio della produzione vinicola delle Langhe.

La degustazione che probabilmente ho trovato più interessante da un punto di vista professionale è stata proprio quella dedicata al paragone tra i due “cugini”, il Nebbiolo rigorosamente Made in Barolo e il Pinot Nero di Gevrey-Chambertin, nomi illustri da ambo le parti, un crescendo di sensazioni olfattive ma soprattutto gustative, grandi freschezze, rotondità, morbidezze, tannini, alcune volte austeri, severi e asciutti, altre volte molto più fini ed eleganti.

L’unica pecca, se di pecca si può parlare, di questa ed altre degustazioni, è stata quella di accontentare la richiesta del pubblico di appassionati e operatori, emersa l’anno scorso, di assaggiare un maggior numero di vini.

Presentare, raccontare e soprattutto degustare venti vini in un’ora è possibile ma non dà a ciascuno la giusta “dignità” in termini di informazioni circa la storia del vino, la conoscenza del suo produttore, e il lavoro che c’è dietro, che per un romantico come me è fondamentale!

Mentre son ben due i momenti che da appassionato e operatore ho trovato coinvolgenti, forse in ricordo delle mie passioni per i vini bianchi e soprattutto per le “bollicine” rigorosamente da metodo classico.

Uno è ormai diventato un must del progetto vino di Collisioni, “Attracco ad est: I Grandi Vini Bianchi Friulani”.

Il rinascimento dei vini bianchi in Italia si deve soprattutto a dei grandi produttori friulani, come Mario Schiopetto e Livio Felluga, che all’inizio degli anni 70 hanno puntato molte delle proprie energie proprio su questi vini prima ancora del SüdTirol.

Ad oggi tutte le regioni italiane possono vantare almeno un grande vino bianco, ma solo Friuli Venezia Giulia e Alto Adige possono mettere in campo tanta varietà, tanta ricchezza, sia da vitigni autoctoni che internazionali, con la differenza che in Friuli i cosiddetti “alloctoni” son presenti da quasi tre secoli quindi molto più che tradizionali. Diversi i vitigni protagonisti di questa degustazione. In primis la Ribolla (gialla e “nera”) in versione spumante. Un vitigno che ha secoli di storia, di grande forza mediatica che si dovrebbe sfruttare un po’ di più, specialmente per la versione spumantizzata anche utilizzando la leva di popolarità all’estero del “Prosecco” ma differenziandosi non solo per una questione di prezzo.

Poi il Pinot Grigio, un’uva nobile che ha trovato in questi territori la massima espressione. Tra i migliori Pinot Grigio prodotti al mondo, sicuramente, ci sono quelli friulani, anche se da un punto di vista caratteriale sono molto diversi rispetto a quelli alsaziani che sono alcolici e dolci, qui siamo all’estremo opposto, grande freschezza, mineralità, più esili ma anche più eleganti. Ottimi compagni di pasto.  Il problema è che, causa le altissime rese, sul mercato si trova un buon rapporto qualità prezzo, quindi è difficile far capire agli importatori il valore del nostro pinot grigio che probabilmente costa tre/quattro volte quello degli altri. Ma in Europa (specialmente nei paesi di lingua germanica) a differenza di Canada e Stati Uniti, dove il pinot grigio è visto ancora come un vino “da battaglia”, qualcosa sta cambiando rispetto a 10 anni fa, come confermato anche da Peter Moser, storica firma di Falstaff.

In questa degustazione non poteva mancare il vitigno che rappresenta l’identità della regione, quel Friulano dall’inconfondibile sentore di mandorla, amara per alcuni, mentre ad altri palati dà una sensazione di dolcezza, più che fresco e di bella beva, ogni volta sorprende poiché grazie al suo ampio bouquet olfattivo e gustativo si può scoprir un friulano diverso dal precedente.

Per finire, l’alloctono che ormai è diventato un tutt’uno con il territorio friulano, quel Sauvignon Blanc che qui grazie ad alcuni cloni, tra cui R3 selezionato alla fine degli anni 60, sa esprimere eleganza e potenza allo stesso tempo.

La degustazione che mi ha fatto battere di più il cuore, come già detto, è stata “Vele Spiegate tra le Bollicine dell’Alta Langa”, condotta magistralmente da Alessandro Masnaghetti, profondo conoscitore di questi territori, spesso più dei produttori stessi, e da Giulio Bava, enologo, intervenuto in veste di Presidente del Consorzio Tutela Alta Langa.

Erano rappresentate tutte e quindici le cantine appartenenti al consorzio che tutela lo spumante metodo classico, proprio dove, nel 1850, nacque il primo metodo classico italiano.

All’epoca il Piemonte era ancora “francese”, una circostanza che ha influito molto sula cultura enologica di queste parti. La scelta di riscoprire questi spumanti è nata da questioni storiche e culturali, e non per moda o puramente per un ritorno economico.

Si pensi solo che il primo vino esportato era proprio il metodo classico, ovviamente “Champagne” quando si poteva ancora chiamarlo così, ma negli anni 60 sia il minor interesse per questa produzione sia soprattutto la grande ascesa di Barolo, Barbaresco e Barbera, pian piano fecero diventare questi territori grandi terroir da vino rosso.

Ad inizio anni ‘90 le grandi case spumantistiche piemontesi han voluto fortemente rilanciare questa produzione, ma prima han svolto un’attenta ricerca per definire al meglio il territorio, le tecniche, i vitigni più adatti e soprattutto il carattere dell’Alta Langa.

Quasi venti anni di sperimentazioni, migliaia di bottiglie prodotte e mai vendute.

Il risultato: Pinot Nero e Chardonnay, non come ispirazione verso gli altri ma per un fatto culturale e anche scientifico. Vitigni coltivati tra i 250 e i 650 metri s.l.m, almeno 30 mesi sui lieviti, un periodo molto superiore rispetto ad altre denominazione, almeno per la versione “base” (Cava 9 mesi, Champagne 12, Trento Doc e Oltrepò 15, Franciacorta 18 mesi) ed in commercio solo millesimati.

Ufficialmente l’Alta Langa è nata nel 2002 con l’assegnazione della DOC, ma in circolazione ci sono alcune bottiglie più datate poiché l’assegnazione ha avuto effetto retroattivo. Nel 2008 gli è stata riconosciuta la DOCG.

Ad oggi 110 ettari vitati per un totale di solo 650 mila bottiglie prodotte. Una quantità piccolissima se si pensa alla produzione franciacortina, tra i 15 e i 18 milioni, senza considerare lo Champagne con le sue 300 milioni di bottiglie. Ma qui vogliono fare le cose perbene anche se con calma, quindi crescita sì ma costante nel tempo, senza strappi, e  senza stravolgere l’idea di fondo, piccoli numeri, grande qualità e un secco no alla speculazione. E su questo sono d’accordo tutti i produttori della zona, sia grandi che piccoli.

Tutti eccellenti i 15 spumanti degustati, ma concludo con solo due nomi, quelli che mi han lasciato un ricordo diverso.

La sorpresa Asterope 2011 di Monte Oliveto di Casà, 85% Pinot nero e 15% Chardonnay, uno stile differente dagli altri produttori, maggiore concentrazione zuccherina, pur essendo un Brut, un misto tra rotondità fruttate, sapidità e piacevole freschezza.

In ultimo il mio Alta Langa preferito, per questo son di parte, e non perché era presente Giulio Bava, enologo di casa Cocchi, ma sia perché è stato il primo Alta Langa che ho degustato un po’ di anni fa, sia perché si tratta dell’unico chardonnay in purezza della denominazione. Ecco quindi il Bianc ‘d Bianc Brut 2009, 60 mesi sui lieviti, molto apprezzabile ancora per la grande freschezza e da una longevità che ci stupirà nei prossimi anni, le cui uve provengono da un singolo appezzamento, il cru di Neviglie, un vino quindi che vuole esprimere al meglio il territorio dove nasce e vuole essere riconosciuto proprio per questo e non per lo stile proprio di ciascun vignaiolo.

Tanti sono ancora i messaggi in bottiglia da “leggere” perché questo evento non si riassume in poche righe, mi limiterò solo a consigliarlo per il prossimo anno e a ringraziare chi in questi giorni ha lavorato intensamente per organizzare e condurre in porto tutti gli appuntamenti, e decretare così un nuovo successo per Collisioni.

Barolo aspettaci che tra un anno saremo ancora lì per nuove Collisioni!

[Photo Credit: Antonio Cimmino]
, , ,