20 volte Siepi

Articolo pubblicato a aprile 2016 su LorenzoVinci.ilgiornale.it (https://bit.ly/2LC1A8N)

Era il 1435, quando Madonna Smeralda Mazzei andando in sposa a Piero di Agnolo da Fonterutoli, acquisendo così la proprietà di tutti i terreni di Fonterutoli e con essa  il Vigneto Siepi, “un pezzo di terra contigua alla casa, olivata, vitata e querciata…”

Quasi sei secoli di storia e testimonianze su uno dei migliori vigneti vocati al Sangiovese di tutto il Chianti, a tal punto che arrivavano viticultori dall’intera Toscana per chiedere marze da utilizzare come innesti nelle loro tenute e che probabilmente hanno portato alla nascita di uno dei cloni di Sangiovese grosso più conosciuto al mondo.

Il vigneto che ha sempre dato vini di raffinata eleganza e di gran bella struttura, è stato utilizzato dalla famiglia Mazzei, forte dell’attenzione verso la sostenibilità del territorio, per un gran lavoro di selezione massale che oggi permette al Castello di Fonterutoli di possedere un patrimonio viticolo senza pari con ben 36 biotipi di Sangiovese.

A rappresentare la famiglia Mazzei era presente la 25ª generazione con Francesco che ha raccontato la genesi del Siepi, nato dalla lungimiranza di suo padre, che negli anni ’80, mentre tutti in zona piantavano Cabernet, decise di utilizzare il Merlot che lui considerava il perfetto complemento del Sangiovese. Potenza e morbidezza a bilanciare eleganza, freschezza e tannicità del principe degli autoctoni toscani. Un vigneto di circa 6 ettari, equamente suddivisi tra Merlot e Sangiovese, circa 4800 piante per ettaro, una densità di impianto molto innovativa se si pensa che eravamo nel 1984, che portarono nel 1992 alla creazione di quello che i Mazzei considerano, razionalmente e emotivamente, il “vino perfetto”, quel Siepi Toscana IGT, primo cru toscano ad assemblare in uguali proporzioni Sangiovese e Merlot.

Conduttore e mattatore della degustazione non poteva non essere che Luca Gardini, sommelier, blogger, autore, professore, imprenditore, ma soprattutto wine communicator. Grazie alle sue doti comunicative, dirette e coinvolgenti, Luca sta cambiando il modo di raccontare questo mondo, scevro da tanti sterili tecnicismi, e sta avvicinando anche tanti giovani (e non) con coinvolgimento e passione. Il suo manifesto sulla degustazione prevede cinque fondamentali caratteristiche.

La Semplicità, perché un vino che arriva al gusto e già un gran vino.

La Franchezza, ossia il rispetto del territorio, l’integrità del terroir di origine.

La Bevibilità, il vino va consumato e non annusato 100 volte.

La Pulizia, un vino non deve avere difetti.

Infine la Sensibilità, perché come ci dice sempre Luca “Ognuno di noi ha un proprio palato, dei personalissimi gusti che vanno sempre rispettati ed un grande comunicatore deve mettere il suo sapere al servizio degli appassionati ma senza fargli  sentire il peso o l’imbarazzo che tutto questo lo si fa per professione!”

Partendo da questi principi ci ha raccontato sei grandi annate a confronto, dal 1992 al 2012 e in anteprima la 2013. In queste verticali gli piace far vedere e costatare l’evoluzione della vigna oltre che del vino, e come il modo in cui migliora negli anni la vigna non è un aspetto da sottovalutare. Una sorta di gioco delle verticali: capire le annate ma solo quando si esprimono nel bicchiere.

1992

Annata difficile quanto bella. Al naso la cremosità del Merlot dal frutto maturo ma ancora vivo, con il trascorrer del tempo arrivano i sentori di torrefazione. In bocca il Merlot spinge con i suoi aromi, ancora molto presente la vena acida e tanto sale. Un vino che con il passar del tempo evolve nel bicchiere, sopraggiunge la piacevolezza nel berlo ed evidenti sentori di erbe aromatiche. Un Siepi 1992 con tre punti di forza: vino pulito e integro, frutto maturo e vivo, tannino sorretto da acidità e sapidità.

1996

Annata molto sottovalutata, un po’ piovosa e non facile da gestire, ma che ha regalato grandi soddisfazioni grazie ad un accurato lavoro selezione in vigna. Un’annata di grandissima finezza ed eleganza imposta dalla natura.

Il Merlot, molto raffinato grazie alle basse rese, ci regala un naso molto piacevole, un cassis vivo a tratti quasi agrumato, mentre il Sangiovese mette in mostra la sua polverosità e i sentori di erbe officinali, ma il fil rouge, il connubio dei due vitigni è quel sentore di liquirizia amarognola che nobilita il tutto.

Al palato una patina salata che con l’acidità regala bevibilità. Morbidezza e finezza allo stato puro. Siepi 1996: una bomba di sale che dà longevità.

1999

Mentre l’annata 1998 è negli annali delle migliori del secolo, la ‘99 forse è un po’ sottovalutata, ma non per questo non ci si può tirar fuori il meglio. Per Francesco Mazzei è stata l’annata di rottura, da essere estremi capirono che bisognava assecondare la natura. L’annata che gli regala più emozioni.

Ha il naso del ’92 e la bocca del ’96. Naso ampio, pulito, profondo, si percepisce maggiormente il frutto del Sangiovese, insieme al floreale (viola e rosa selvatica) e a quella polverosità nobile del sangiovese con le sue note di lavanda. In bocca il tannino è così croccante che si mastica. Densità ed Equilibrio. Siepi 1999: a detti di molti sublime!

2004

Il Siepi 2004 al naso è pulito, sottile ma molto profondo, con la compattezza del Merlot e la tensione del Sangiovese. Pungente come il pepe rosa e fresco come l’eucalipto. In bocca una nota aromatica che pizzica, l’evoluzione della vigna si percepisce, la sensazione tattile della mineralità è evidente, tanto quanto la sensazione di sentire sul palato il terreno galestro di Castellina in Chianti.

2010

Una grandissima annata, non troppo calda con qualche pioggia estiva.

Fin subito è il Merlot da giovane ad essere protagonista con il suo sentore di melograno, un continuo saliscendi sweet&sour, macchia mediterranea e salinità da cappero. Al palato giovane ma pronto, dolcezza, acidità, tannino e sapidità molto ben integrata.

2012

Annata un po’ complicata, picchi di caldo alternati a piogge intense. Una meticolosa selezione in vigna che ha portato a produrre meno di 15.000 bottiglie del Siepi 2012, rispetto alle 25/30mila delle altre annate. Al naso il Sangiovese si esalta, frutta gialla zuccherina, prima mentolato e poi balsamico. Una sapidità da salamoia, molto più oleosa rispetto al sale delle altre annate.

2013

Agli occhi dei produttori le annate in uscita sono sempre le migliori. Stagione mite, estate non calda con qualche pioggerellina. Un vino, ovviamente, ancora molto giovane che già dimostra equilibrio. Grandi prospettive, una bella beva già da subito. Un vino che ricorda i giovani campioni, il naso è un po’ chiuso perché ha bisogno di evolversi col tempo. Siepi 2013: un grande vino che non avrà paura del tempo e di diventare straordinario.

Oggi i consumatori e gli appassionati vogliono garanzie quando acquistano un vino, specialmente se di vecchie annate e Siepi si è dimostrato Sinonimo di garanzia, perché un grande vino si vede nella costanza, nei numeri e nell’eccellenza.

 [Photo Credit: Antonio Cimmino]

 

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