VinoNews24 – Linea Warth di Moser Trento: back to the roots

Articolo pubblicato a luglio 2025 su Vinonews24.it (https://tinyurl.com/tsjnpwkz)

La terza generazione della famiglia Moser guida il ritorno ai vini fermi, riscoprendo la tradizione agricola e valorizzando i caratteri unici del territorio trentino con grande attenzione alla qualità e all’artigianalità.

In Trentino, tra le terrazze vitate della Valle di Cembra e le colline di Gardolo di Mezzo, si intreccia una storia di terra, fatica e passione che lega indissolubilmente la famiglia Moser al proprio territorio. Negli anni ’70, Francesco e Diego Moser – cresciuti tra i vigneti di Palù di Giovo – iniziarono a imbottigliare il frutto di quella stessa terra che aveva nutrito la loro famiglia per generazioni. Non c’erano grandi strategie né ambizioni particolare: solo la necessità di trasformare l’uva in vino, come si era sempre fatto.

Poi, certo, c’è stato il ciclismo – con Francesco che ha scritto pagine memorabili di questo sport – ma il cuore dell’azienda è rimasto legato alla terra. Oggi, mentre la cantina Moser Trento (nata ufficialmente nel 1979) è conosciuta soprattutto per i suoi Trentodoc, è nella linea Warth che si ritrova l’anima più autentica della famiglia: vini fermi, espressione diretta del territorio trentino, senza concessioni al superfluo.

LA TERZA GENERAZIONE: CARLO, MATTEO E L’EREDITÀ DI NONNO IGNAZIO

La conduzione oggi è affidata alla terza generazione: Carlo (figlio di Francesco), responsabile della gestione amministrativa e commerciale, e Matteo (figlio di Diego), enologo e responsabile tecnico, che con la sua formazione ha dato un’identità precisa e riconoscibile alla cantina, mantenendo vivo lo spirito agricolo di nonno Ignazio, da cui tutto è partito.

Entrambi sottolineano come i vini fermi rappresentino un ritorno alle origini, una riaffermazione del legame con la terra e la vocazione contadina che ha sempre contraddistinto i Moser, nonostante la notorietà acquisita nel mondo del ciclismo. “Noi eravamo, siamo e saremo sempre agricoltori – racconta Carlo Moser – All’inizio della nostra storia, quando eravamo ancora in Valle di Cembra, producevamo esclusivamente vini fermi, sia a bacca bianca che rossa. Qualche anno fa ci siamo accorti che si stava creando un eccessivo divario tra i nostri Trentodoc e i vini fermi, così abbiamo fatto due cose: prima di tutto migliorare la qualità di questi ultimi e poi, due anni fa, rinnovare anche la veste grafica”.

la famiglia Moser in una foto del 1955, Francesco è il bambino in primo piano, vicino al papà Ignazio, alle sue spalle il fratello Diego
LA FILOSOFIA PRODUTTIVA

La filosofia produttiva dei Moser si basa su un lavoro meticoloso in vigna e in cantina, con una gestione attenta e rispettosa dei vigneti – 20 ettari di proprietà, oltre a qualche conferitore di fiducia – coltivati su terreni calcarei e porfirici tra la Valle di Cembra e le colline di Trento e Sorni. L’altitudine varia tra i 300 e i 700 metri, con esposizioni che favoriscono una perfetta maturazione delle uve, mantenendo freschezza e mineralità. La raccolta è rigorosamente manuale, con una selezione accurata dei grappoli, mentre la vinificazione punta a valorizzare le caratteristiche varietali e territoriali evitando forzature. L’affinamento è calibrato tra acciaio, legno e bottiglia.

“Siamo vignaioli, e i vignaioli spesso fanno troppi vini – ammette Matteo Moser – ma per noi i vini fermi sono parte integrante della nostra storia. Il riesling, in particolare, ci ha fatto cambiare marcia: i giudizi erano chiari, lo facevamo troppo d’annata, ma potevamo fare di meglio. Da lì abbiamo rivisto tutto, a partire dal lavoro in vigna. Per me un vino di qualità è fresco, minerale, e non invecchia.” Questa affermazione sintetizza bene l’essenza della linea Warth: vinificazione pulita, essenzialità aromatica, tensione gustativa. Vini pensati per non stancare, per restare giovani, come un “piccolo Peter Pan” in bottiglia.

Matteo e Carlo Moser
IL SIGNIFICATO DELLA LINEA WARTH

Il nome Warth deriva dal vecchio toponimo austroungarico di Gardolo di Mezzo, il luogo dove sorge Maso Warth, l’antica dimora vescovile acquistata dalla famiglia negli anni ’80 e oggi sede della cantina. La linea si articola in due segmenti: una versione classica, semplice e diretta, e una superiore. Entrambe hanno recentemente subito un restyling, sia nella qualità che nella veste grafica. Le etichette della linea superiore sono opera dell’artista trentino Paolo Tait, amico di famiglia da lungo tempo, che ha creato disegni ispirati agli strumenti di lavoro rurale, simboli del profondo legame tra i Moser e la terra. Questa scelta vuole sottolineare il lavoro manuale e la cura artigianale che caratterizzano questi vini, un segno concreto del rispetto per le origini e il territorio.

Negli ultimi anni la produzione di vini fermi si è ridotta in quantità, ma è cresciuta in qualità e riconoscibilità sul mercato. I vini Warth, pur rappresentando una nicchia rispetto alla produzione spumantistica, hanno conquistato un pubblico fedele e appassionato. Carlo e Matteo sottolineano come siano apprezzati per la piacevolezza di beva, il forte carattere territoriale e la moderna stilistica, senza perdere l’identità contadina della famiglia.

NOTE DI DEGUSTAZIONE
Warth Sauvignon Blanc 2022 Vigneti delle Dolomiti IGT

Nato nel 2016 da un’intuizione di Matteo Moser, questo sauvignon blanc si ispira ai modelli della Loira ma mantiene un’identità trentina. L’assemblaggio proviene da due zone distinte – Maso Warth, con terreni calcarei a 350 metri di quota, e la Valle di Cembra, con terrazzamenti sabbiosi fino a 500 metri – e punta su freschezza, mineralità e bevibilità. La fermentazione avviene in acciaio e in tonneaux per meno del 30%, con maturazione in bottiglia di almeno un anno. Il tappo stelvin preserva la freschezza e la pulizia aromatica, evitando ossidazioni. Al naso offre profumi di pesca bianca, frutta tropicale e fico, con un uso equilibrato del legno. Al palato è fresco e sapido, con un finale leggermente acidulo e note tropicali di mango e passion fruit. Solo mezzo ettaro dedicato a questa produzione, che non raggiunge le 4mila bottiglie annue, segno dell’attenzione alla selezione.

Warth Riesling Renano 2022 Trentino Doc

È il vino più caro a Matteo, simbolo di una svolta per la linea Warth. Coltivato in un unico vigneto a Maso Warth, su terreni di dolomia a 400 metri di altitudine, questo renano fermenta e affina per circa nove mesi sulle fecce fini, metà in acciaio e metà in botte di rovere da 25 ettolitri, seguito da quasi due anni di maturazione in bottiglia. Al naso è delicato, con frutto bianco e sfumature citrine, caratterizzato da una mineralità rocciosa quasi silicea. In bocca è verticale, teso e profondo, con acidità decisa e ritmo gustativo netto. Un riesling alpino che richiede tempo per esprimersi al meglio ma che già ora offre una beva piacevole. Produzione: 5.300 bottiglie.

Warth Rubro 2022 Vigneti delle Dolomiti IGT2022

Teroldego in purezza dei vigneti di proprietà sulle colline dei Sorni, a 300 metri, coltivati da Leonardo Moser, fratello di Matteo. Il Rubro è in fase sperimentale, con uno stile meno strutturato e muscolare: macerazioni lunghe (oltre un mese) e affinamento che oggi si gioca su un equilibrio invertito: solo un anno in legno e due in bottiglia per smussare le durezze e valorizzare finezza ed eleganza. Il colore è più scarico rispetto al passato, con profumi di liquirizia, polvere di caffè, frutti scuri e una punta di pepe nero. Al palato è agile, armonico e dinamico. Vendemmiato a fine settembre per evitare eccessi di maturità, offre una beva più leggera e compulsiva rispetto alle versioni precedenti, grazie a un equilibrio tra freschezza, salinità e complessità che testimonia il ritorno alle origini della famiglia Moser. Produzione intorno a 3mila bottiglie.

Warth Moscato Giallo 2024 Vigneti delle Dolomiti IGT

Prodotto fin dalla prima vendemmia del 1991 sempre sullo stesso appezzamento di Maso Warth. Vinificato secco in acciaio, con fermentazione a lieviti spontanei e successivo utilizzo di lieviti selezionati, affina sulle fecce fini per sei mesi. Il 2024, figlio di un’annata fredda, presenta un profilo aromatico essenziale e poco fruttato, molto teso: lavanda, foglia di pomodoro, scorza di limone. Nessuna dolcezza né rotondità. Al palato è secco, agrumato, citrino, con buona lunghezza e salinità evidente. Se in annate calde il vino vira verso salvia e pesca bianca, nel 2024 ricorda quasi un piccolo sauvignon con una nota verde sottile e piacevole. Un vino che divide ma che, una volta compreso, riconquista chi lo assaggia. Con una produzione di circa 6mila bottiglie, è quello che più lega la famiglia Moser a Maso Warth.

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