L’Istituto Trentodoc al Milano Food&Wine Festival 2015

Articolo pubblicato a febbraio 2015 su LorenzoVinci.ilgiornale.it (https://bit.ly/2FhOUUn)

Con grande soddisfazione e apprezzamento del pubblico si è conclusa la quarta edizione del MILANO FOOD&WINE FESTIVAL. Numerosi anche i produttori che presidiavano i banchi degustazione. Tra i più gettonati l’Istituto Trento Doc, che promuove l’omonimo marchio territoriale “Trentodoc”, nato dall’esigenza di rafforzare l’identità collettiva del prodotto, di valorizzare il suo legame con il territorio e l’impegno congiunto dei produttori, la cui mission è quella di proteggere e promuovere il metodo classico trentino, le ormai note “Bollicine di Montagna”.

Ad oggi sono 41 le case spumantistiche che hanno deciso di far parte dell’Istituto Trento Doc, circa 130 etichette con sette milioni di bottiglie prodotte.

“Trentodoc” negli anni ha stabilito anche un legame forte con il Merano WineFestival di Helmuth Köcher e con le  sue emanazioni meneghina (Milano F&W Festival ) e capitolina (Roma F&W Festival) ritenendolo un evento particolarmente significativo e pregiato del mondo del vino.

Il 2014 è stato per l’Istituto un anno ricco di soddisfazioni, grazie anche all’ingresso nell’organizzazione di Sabrina Schench, nella veste di Responsabile Promozione dell’Istituto, con cui ho colto l’occasione di scambiare quattro chiacchiere durante l’evento milanese.

Cosa ci puoi raccontare di questo 2014 per il Trentodoc? Sono state soddisfatte le aspettative?

Sabrina: Nel 2014 è iniziata l’attività con un nuovo piano promozionale condiviso e sostenuto dagli associati. Con l’Istituto abbiamo avviato delle attività concrete e mirate. Due esempi per tutti? A maggio Trentodoc è stato scelto dai Master of Wine (gli accademici del vino più importanti al mondo) come unico spumante presente al loro Symposium – che avviene ogni quattro anni – dove si propone solo l’eccellenza; e dall’altra abbiamo avuto un ottimo riscontro da parte di operatori e sommelier a Trentodoc Bollicine in Città, l’evento nato per valorizzare il nostro metodo classico, le bollicine di montagne in senso assoluto.

Cosa ci dobbiamo aspettare per il 2015?

S. Per il 2015 l’obiettivo è di consolidare le attività sul territorio trentino – ad alta vocazionalità turistica –ed incrementare la presenza a livello italiano, focalizzandoci sugli operatori del settore ed una presenza sempre più attiva su diversi social, facebook, twitter etc.

Ho notato che di evento in evento sembra essere cresciuta in voi la consapevolezza delle vostre potenzialità e del gradimento del pubblico, specie degli operatori e della stampa. Quindi non è solo una mia impressione?

S. Siamo ovviamente contenti che venga sempre più riconosciuta l’eccellenza qualitativa del Trentodoc, sia dagli operatori che dai consumatori .
Abbiamo la consapevolezza di essere solo agli inizi di un percorso, ma convinti del nostro potenziale, dato dalla qualità dei prodotti, frutto di un territorio unico.

Prima mi raccontavi di Bollicine in Città, il bellissimo evento di chiusura d’anno organizzato nella splendida cornice del MUSE, il Museo delle Scienze, com’è nata l’idea?

L’evento grazie alla Provincia Autonoma e alla Camera di Commercio di Trento esiste dal 2004. Si trattava di arricchire il format della manifestazione prevedendo spazi sufficientemente grandi e facilmente raggiungibili. Come sai a Trento abbiamo una realtà eccellente, il Muse, nuovo museo delle scienze progettato da Renzo Piano, dove per l’occasione sono state ospitate tutte le case spumantistiche, in una cornice unica. Palazzo Roccabruna invece, Enoteca provinciale del Trentino, ha continuato ad ospitare visitatori ed appassionati e le cantine hanno organizzato degli eventi speciali, i più variegati e fantasiosi, con abbinamenti gastronomici, musica, spettacoli e degustazioni imperdibili. Le Strade del Vino si sono occupate invece della selezione e organizzazione dei locali della città che per due settimane hanno proposto Trentodoc.

Hai fatto riferimento al Symposium dei Master of Wine e al riscontro del tour di “Trentodoc in Città” come Milano, Roma, o il format sulle Dolomiti, ma quest’anno avete anche vinto il World Champion Sparkling Wine outside of Champagne, avete festeggiato? É stata una bella rivincita nei confronti dei cugini Franciacortini?

S. “I cugini franciacortinii”, come li chiami Tu, hanno una loro pianificazione, un loro budget e strategia; noi siamo Trentodoc, con le nostra case spumantistiche, e la nostra realtà. Certamente siamo molto orgogliosi che un Trentodoc – tra l’altro di una casa spumantistica rinomata ed importante – sia stato premiato come miglior metodo classico al mondo fuori Champagne; questo testimonia l’elevatissima qualità e tradizione del nostro territorio per il metodo classico. Non bisogna però dimenticare che abbiamo ottenuto tanti altri premi grazie a molte altre case spumantistiche, grandi e piccole ma che sono importanti allo stesso modo e che vanno quindi valorizzate per quello che fanno e per l’impegno che mettono quotidianamente nel loro lavoro.

Cosa ci dobbiamo aspettare dal Trentodoc a Expo2015?

S. Ritenevamo necessario, per ovvie ragioni di visibilità, essere presenti al Padiglione Vino, far capire ai visitatori che in Italia e in particolare in Trentino esiste un metodo classico di montagna, unico al mondo.  

La classica domanda dalle 100 pistole, Cosa è per Te, Sabrina, il Trentodoc? In cosa è diverso dagli altri, se lo è?

S. A livello personale Trentodoc è un vino che apprezzo ed è un onore poter collaborare con le 41 case spumantistiche nel farlo conoscere e valorizzarlo.

Trentodoc si pregia di un territorio unico. Ritornando alla domanda in sospeso, recentemente è apparso uno studio condotto da Fondazione Mach, Università di Modena e Ager che ha individuato i caratteri peculiari di Trentodoc testimoniando in modo certo il legame con la terra di origine, rispetto a tutti gli altri metodi classici. Si tratta di una ricerca in progressione e che ci rende molto orgogliosi poiché realmente attesta in modo chiaro il legame con la montagna.

Quindi mi confermi che il territorio e le persone hanno contribuito al successo del Trentodoc?

S. Il maggior vantaggio per il Trentodoc è il territorio unico di montagna da cui proviene, unico. Poi quel Giulio Ferrari che agli inizi del 900 ebbe l’intuizione di comprendere la vocazionalità del nostro territorio per la produzione del metodo classico. Siamo stati la seconda Doc al mondo per un metodo classico, dopo lo Champagne.

Non dimentichiamoci della Fondazione Mach, scuola enologica che ha dato i natali a moltissimi enologi che oggi operano in tutto il mondo ma che è anche un’avanzatissima struttura a livello di ricerca.

Va ricordata la Provincia autonoma di Trento che nel 2007 ha creato il marchio collettivo e tuttora crede in questo vino e infine ultimi ma naturalmente anche i primi, gli spumantisti, che sanno interpretare al meglio i vitigni, l’uva, i processi di produzione, a tutto vantaggio delle 130 etichette, ognuna delle quali possiede una chiara personalità. 

Per quanto riguarda l’estero, in che direzione state andando?

S. Per l’estero stiamo vagliando la possibilità di presentare un piano OCM America. La proposta verrà prossimamente valutata dal CdA in prima battuta, ed in seconda dall’Assemblea tutta.

Durante quest’anno non sono cambiati i vertici dell’Istituto Trento Doc, anzi sono stati riconfermati per altri 3 anni, quindi, visto i risultati possiamo affermare che è stata la spinta sulla promozione che ha fatto la differenza?

S. Il CdA sta lavorando in modo serio e compatto. La vera differenza in questo momento la stanno facendo le case spumantistiche che dimostrano di credere ogni giorno in questo progetto attivamente.

Grazie mille Sabrina e complimenti a tutti voi per la dedizione e la passione che mettete nel vostro lavoro e che si trasmette negli eventi a cui si ha l’onore di partecipare, come quello delle meravigliose …bollicine di montagna.

[Photo Credit: Antonio Cimmino]
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