Meregalli festeggia i suoi 160 anni di Storia nel Mondo del Vino attraverso un libro nato per celebrare il vino, l’arte e le persone!

Per celebrare il 160° anniversario, il Gruppo Meregalli, il più grande gruppo di distribuzione di alcolici in Italia, ha scelto di realizzare una pubblicazione che ricorda la sua storia attraverso le persone che insieme l’hanno creata e che ne hanno fatto parte fin dagli albori. Attraverso i loro racconti su rivive la “storia del vino”, ripercorrendo un passato fatto di epoche diverse ed emozionanti.

Il Marchese Nicolò Incisa della Rocchetta a quasi 50 anni dalla commercializzazione della prima annata ripercorre così la storia del mito Sassicaia, due tra le figure più emblematiche dell’area di Bordeaux Andrè Lurton e il Barone Eric Alain Robert David de Rothschild raccontano l’incontro con la Meregalli, il territorio, la storia, gli uomini e il loro savoir faire, elementi fondamentali alla creazione e alla diffusione di un grande vino.

01_160meregalliAnche per Nino Franco, il territorio è fondamentale insieme agli uomini e alle loro passioni, uomini che il Gruppo Meregalli già negli anni 80 aveva celebrato con uno dei primi cataloghi che oltre ai vini, raccontava anche le storie delle persone che c’erano dietro, proprio come vuolefare con questo libro. Nel capitolo riservato agli amici e alle aziende storicamente distribuite, prendono parola anche Valentina Argiolas, Carlo Speri, il Conte Brandino Brandolini D’Adda, che ci racconta la sua passione per la Terra a Vistorta, Joe Bastianich spiega perché ha scelto Meregalli e Jacopo Poli rivela che con la famiglia Meregalli condivide un valore irrinunciabile: la sacralità del lavoro.

Nella sezione riservata a luoghi e persone, si raccontano i clienti storici da nord a sud, per citarne alcuni: L’Enoteca Cotti di Milano, Achilli al Parlamento di Roma, l’Antica Bottega del Vino di Verona e tanti altri, tra cui interviste a chef stellati come Chicco Cerea (Da Vittorio – Brusaporto) oppure Annie Féolde (Enoteca Pinchiorri di Firenze). Sono poche le aziende italiane che possono vantare 160 anni di vita. Ma sono ancora meno quelle che affondano le loro radici non solo nel tempo, ma anche nella storia.

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Meregalli ha cosi pensato di raccontare tutto ciò con le persone che con loro hanno costruito mattone dopo mattone, e che ha fortemente caratterizzato questa realtà.

Di generazione in generazione l’azienda è cresciuta fino ad essere conosciuta un po’ ovunque, pur restando saldamente nelle mani della stessa famiglia che l’ha generata. “Il primo documento ufficiale che testimonia la nostra attività nel mondo dell’enologia è del 1856 – spiega Marcello Meregalli, 38 anni, oggi, insieme al padre Giuseppe, alla guida dell’impresa – Ma non possiamo escludere che l’attività sia cominciata parecchi anni prima”.

Ciò che è certo, è che quella piccola, antica osteria si è trasformata in un impero. Il primo a imprimere un nuovo impulso fu Giuseppe, figlio di Giovanni. Nel 1887 trasformò l’attività in fiaschetteria e diede avvio alla vendita all’ingrosso. Il mestiere allora era ben diverso dall’idea che abbiamo oggi. Era un’altra epoca, c’era solo vino sfuso che proveniva in gran parte dalle zone limitrofe, in particolare dall’Oltrepò Pavese, e veniva imbottigliato nelle damigiane e nei fiaschi.

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“Una volta diventati anche grossisti, il mio bisnonno Giuseppe scelse di avvicinare gli affari di famiglia a Monza e questo fu un passo determinante per il destino della nostra impresa – prosegue Marcello – ma è grazie a Isidoro, figlio di Giuseppe, che l’azienda crebbe e compì il salto di qualità a cui era destinata nel 1932. In quell’anno mio nonno Isidoro raccolse il testimone da Giuseppe e operò una seconda importante svolta introducendo i primi vini di qualità e i primi liquori. Non fu soltanto una grande intuizione, ma anche un gesto di coraggio. Il nostro era ancora un Paese povero, prevalentemente agricolo. Certo, non era tutta povera l’Italia di allora, ma erano davvero pochi quelli che intravedevano un mercato per i vini di qualità. L’aristocrazia enologica all’epoca era prerogativa dei francesi i cui prodotti erano universalmente considerati di qualità superiore. La media dei vini fatti da noi, invece, aveva un’immagine popolare: grandi quantità, prezzo basso. Tuttavia Isidoro andò alla ricerca delle etichette regionali più pregiate e delle grandi marche di liquori stranieri anticipando di qualche decennio i gusti e le tendenze.”

Tutta la storia della Meregalli si distingue per un atteggiamento pionieristico. Gli anni Settanta e Ottanta segnarono una sorta di spartiacque fra il prima e il dopo, il listino Meregalli cresceva sempre di più. Da un lato i vini in tutte le sue tipologie e provenienze, dall’altro l’aristocrazia dei vini liquorosi e dei distillati di tutto il globo: dalle grappe ai cognac e armagnac, aicalvados, ai porto e sherry, alla vodka, mezcal e gin fino ai rum. Fra le mura dell’ex convento monzese ora si avventuravano nomi noti dello spettacolo e della politica italiana, tutti quanti a caccia di vini, tutti ammaliati da bottiglie divenute simili a tesori preziosi.

Alla fine degli anni Novanta, a Giuseppe si è affiancato il figlio Marcello, che si è lanciato in quest’avventura con la stessa caparbietà e lo stesso coraggio che anni prima avevano dimostrato di possedere il padre, il nonno e tutti i suoi avi. La bandiera dell’azienda è restata immutata: ricerca della qualità. Il Gruppo Meregalli ha continuato a selezionare soltanto prodotti di assoluto prestigio.

Il resto è storia recente. Si contano più di mille specialità in esclusiva dal mondo vino e spirits. Nel 1999 viene inaugurata la nuova sede di Lissone, che soddisfa l’esigenza di possedere un deposito più ampio, moderno e funzionale (con una cantina termo controllata che consente di stoccare i più grandi vini del mondo) e al tempo stesso di essere più rapidi nella preparazione degli ordini.

A Biassono, invece, si trova la Vinoèarte, società interamente dedicata agli spirits, con oltre quattrocento prodotti.

Questo e molto altro viene raccontato in questa speciale pubblicazione, prodotta anche in 160 copie a tiratura limitata che sono state consegnate lo scorso 25 novembre in occasione della presentazione del libro alla stampa e a chi ha partecipato attivamente a questo importante progetto. Ognuna delle copie è parte di un vero e proprio quadro creato dall’artista Pop Filippo Bragatt nato a Milano, ma emiliano d’adozione. Il lavoro di Bragatt consiste nel creare un’immagine unica, un Leone, composta da 160 pezzi unici, che formeranno 160 copertine del Libro.

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L’idea e l’ispirazione per interpretare in modo moderno e originale il leone, vengono “rubate” all’artista americano Jackson Pollock e al professore emerito di sociologia Zygunt Bauman. La tecnica usata per quest’opera è il dripping inventata dallo stesso Pollock e che parte dal disfacimento della forma. Il materiale con cui vengono dipinte le 160 copertine è lo smalto e il vino, che serve per diluire e rendere più liquido il colore, a creare un dripping più intrecciato, più tracciato. Bragatt descrive così la sua opera: “Il riferimento materiale, pratico può fare da ponte al concetto di società liquida. Folgorante definizione di uno dei più noti pensatori, Zygmunt Bauman. Il carattere liquido della vita e quello della società sialimentano e si rafforzano a vicenda. Una società liquida è quando lesituazioni in cui agiscono gli uomini si modificano prima che i loro modi di agire possano considerarsi procedure e abitudini. Così come il colore che si muove seguendo la gravità come l’acqua (ops..vino) si sposta rapidamente e rapidamente si intreccia formando nella sua attrazione, il suo spazio e il proprio valore all’uso. “Il procedimento finale di dividere ciascuna copertina, ovvero ciascun pezzo del disegno è come simboleggiare una distruzione creatrice. Si crea qualcosa che individualmente prende forma, ma nello stesso tempo si rende in‐formale qualcosa che già esiste. Per contrastare questo modo di creare, senso avrebbe riunire tutte le tessere‐copertine per ritornare al suo Inizio. Per ritornare alla sua creazione e valore”

Doveroso dunque è rivedersi tra altri 160 anni per ricreare questa opera d’arte. E festeggiare

[Photo Credit: Agenzia Goblin]

 

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