GIEMME – Mongarda, quando il prosecco artigianale è una questione di famiglia

Articolo pubblicato a dicembre 2017 su Gastronomiamediterranea.com (https://bit.ly/2CeS07E)

“C’era una volta il prosecco…” è ciò che ispirano le colline di Conegliano Valdobbiadene, le vecchie e ripidissime vigne di Glera e le sue antiche varietà come Bianchetta, Perera e Verdiso. Una viticultura eroica, questa, che fa dell’artigianalità una questione di famiglia, come è Mongarda, una cantina situata a Col San Martino (TV).

L’azienda, così come si presenta oggi, prende vita nel 1978, quando Bruno Tormena e sua moglie Marinella decidono di dedicarsi completamente a quelle terre su cui erano cresciuti. Il nome deriva proprio dalla vigna storica della famiglia, meno di un ettaro in località Mongarda, a cui Bruno è legato da quando era bambino, un amore che nasce seguendo il nonno nel lavoro mentre lui giocava tra i filari.

La proprietà si estende per circa 10 ettari vitati, suddivisa principalmente su quattro vigne, oltre ovviamente alla già citata Mongarda: Rive Alte, San Gallo, Arfanta e Muliana. Vigne situate in alta collina, tra i 220 e i 420 mt s.l.m., che rappresentano espressioni diverse del territorio del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore.

Priva di diserbanti e concimi chimici, la produzione ricorre al sovescio e all’uso di compost autoprodotto naturalmente dai tralci di vite, vinacce esauste e letame proveniente da animali nutriti solamente con fieno e in allevamenti non intensivi. In cantina si cerca di limitare al massimo l’intervento umano, tutte le basi spumanti sono vinificate utilizzando solo i lieviti naturalmente presenti sulle uve e in cantina. Ogni vigna viene vinificata sempre separatamente, perché le differenze di suolo, esposizione e microclima danno espressioni differenti, consentendo la produzione di vini diversi con caratteristiche specifiche ma sempre nel rispetto dell’interpretazione di ogni singola annata.

Solo 30.000 le bottiglie prodotte, un numero che giustifica ancora di più l’artigianalità del lavoro che c’è dietro, nessuna produzione intensiva, perché la terra non va sfruttata ma va lavorata con rispetto e preservata per le generazioni future. Questo è il concetto fondamentale per la famiglia Tormena, per la quale parole come famiglia e naturalità le ritroviamo anche nella rappresentazione delle nuove etichette completamente “fatte a mano” su carta certificata FSC, raffiguranti quattro collage di fantasia, quattro immagini un po’ surreali a rappresentare la quotidianità e complessità con la quale si interfaccia il vignaiolo.

Oggi in Mongarda già lavora a pieno ritmo la nuova generazione: Anna segue la comunicazione, Francesca aiuta nella gestione, e Martino, classe 1986, che si occupa in prima persona della produzione e della gestione dei vigneti ed ha portato nuova energia e conoscenze in azienda, dando un slancio innovativo al prosecco col fondo, vino simbolo della loro produzione e prodotto storico di queste colline.

Ottenuto da un’antica e naturale vinificazione, in pieno fermento negli ultimi anni, soprattutto da queste parti, grazie a molti giovani che hanno riscoperto la tecnica dei nonni, quella dei vini che rifermentavano in bottiglia sui propri lieviti (“sur lie” per i francesi), quella dei vini torbidi col residuo, quella che crea l’amato “frizzantino col fondo”.

Una produzione che merita rispetto, già conosciuta dalla fine dell’ottocento, dall’aspetto torbido non sinonimo di errore o difetto ma di “naturalità”, quel fondo, quei residui che al palato donano un gran bel carattere a questi vini ma soprattutto offrono un bel segnale di differenziazione all’omologazione del gusto moderno.

Per capirlo meglio ci affidiamo alle parole di Gigi Miracol, poeta dialettale itinerante, artista di strada, vignaiolo, contadino ma soprattutto esperto di vini vinificati secondo la vera tradizione: “Quel un vin de butilia che era il vanto delle famiglie contadine, chiamato così per distinguerlo dal comune vino di tutti i giorni spillato dal caretel bocaleta dopo bocaleta (dalla botticella caraffa dopo caraffa). Era il vino delle occasioni importanti, delle festività, da tirare fuori all’arrivo del prete, del medico o dei parenti lontani. Prodotto con le uve migliori, le più mature cernite vinificate a parte con aggiunte di poca uva sovramaturata tramite torcitura del grappolo o taglio del tralcio in pianta, il tutto teso ad aumentare aromi e gradazione alcolica. Il freddo fermava la fermentazione, la stagionatura in legno aumentava sia il colore che la complessità e lo rendevano armonico, non si aprivano prima della vendemmia successiva, la bolla era lieve quasi spenta e serviva ad elevare sapori ed aromi”.

I vini di Mongarda

Il Glera Colli Trevigiani Col Fondo è prodotto con uve Glera, Bianchetta e Perera provenienti da due vigne molto particolari. Vigna Muliana dona freschezza e acidità, mentre Vigna Mongarda contribuisce alla pienezza e alla struttura del vino. Ogni anno con un corretto assemblaggio si riesce ad ottenere il giusto equilibrio. La vendemmia è manuale, si utilizzano delle cassette da 20 kg per preservare l’integrità del chicco, la pressatura è soffice con separazione del mosto fiore, la fermentazione viene svolta in vasche di acciaio e mentre per la maturazione del vino base si utilizzano anche vasche in cemento. Per la rifermentazione in bottiglia si utilizza unicamente mosto della stessa annata e dalle stesse uve messo da parte e aggiunto in primavera. Un’attenzione proprio alla naturalità del prodotto che conferisce ai vini ancor più personalità e purezza. L’imbottigliamento è a partire dalla prima luna crescente del mese di marzo. Un prosecco particolare, che sorprende per le bollicine setose e il carattere asciutto, che conquista grazie alla sua vivacità e freschezza. Stupisce per la sua impronta sapida e minerale oltre che per facile beva.

Due le versioni del Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG, Extry Dry e Brut, entrambe metodo Martinotti con rifermentazione in autoclave con lieviti selezionati. Il primo, cru Rive Alte, è leggiadro, raffinato, e dal finale agrumato che richiama un altro sorso, mentre il secondo, cru San Gallo, dalla buona struttura è cremoso, fresco e sapido.

Infine da quest’anno una piccola chicca, prodotta in qualche centinaia di bottiglie, il Dosaggio Zero, un metodo classico che affina sui propri mesi per almeno 24 mesi, il Valdobbiadene Prosecco Superiore che non ti aspetti!

[Photo Credit: Mongarda]
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