James Magazine – CARRANCO, ETNA E LANGHE MAI COSÌ VICINO

Articolo pubblicato a novembre 2020 su JamesMagazine.it (https://bit.ly/3AsBn4D)

L’Etna e le Langhe sono geograficamente distanti, in linea d’area sono quasi 1.000 i chilometri che dividono i comuni di Castiglione di Sicilia e Barolo, ma enologicamente si percorrono in un attimo quando di mezzo ci sono due produttori del calibro di Borgogno e Tornatore, accomunati dalla capacità di produrre grandi vini, pura espressione della loro terra d’origine.

Sarà per il microclima, per le altitudini, per la predilezione per il monovitigno autoctono, per le tante straordinarie sfumature che il Nerello Mascalese acquisisce tra le diverse microparticelle, veri e propri single cru creatisi negli anni con le colate, sarà per queste ragioni o mille altre che nel 2013 Andrea Farinetti, durante un suo viaggio sull’Etna, se ne innamora. Così da un incontro durante una cena nel 2017 dello stesso Andrea con il Cavalier Francesco Tornatore nasce, l’anno successivo, Carranco, una tenuta olivinicola con l’obiettivo ben preciso di esaltare l’autenticità e unicità del territorio etneo in un equilibrio tra tradizione e futuro.

Vigneti Carranco in località Pietra Marina

Una combinazione perfetta di storicità, esperienza e radici autentiche tra Borgogno, la cantina più antica di Barolo, e Tornatore, storica azienda produttrice di Etna DOC ma anche uno dei pochissimi produttori autoctoni della zona, che permette di valorizzare al meglio i frutti di un territorio vulcanico, ancora selvaggio e incontaminato, altamente vocato alla viticoltura, esaltandone le autentiche radici etnee.

La tenuta Carranco si estende per 8 ettari vitati e coltivati con i vitigni autoctoni dell’Etna, Nerello Mascalese per l’Etna Rosso e Carricante per l’Etna Bianco. Le vigne, vecchie di 50-60 anni, sono situate nell’omonima contrada nella frazione Pietra Marina di Castiglione di Sicilia, sul versante nord del vulcano ad un’altitudine di circa  500 metri sul livello del mare. I terreni sono fertili e ricchi di minerali e materiali eruttivi, notevoli le escursioni termiche tra il giorno e la notte tipiche di latitudini molto più settentrionali. Inoltre Carranco custodisce gelosamente un antico palmento del 1700, che presto verrà restaurato, rispettandone la struttura originaria, per tenere sempre più vive quelle tecniche di vinificazione ancora legate alla tradizione locale, che si sono tramandate tra i vignaioli etnei nel corso degli anni e che Carranco tuttora si avvale per la produzione dei suoi vini.

L’antico Palmento risalente al 1700

Infatti, per la vinificazione si utilizzano principalmente contenitori in cemento, in legno ed anche in terracotta. In particolare, i vini rossi fermentano in vasche in cemento: per la metà delle uve si predilige una fermentazione a grappolo intero, mentre per la maturazione si utilizzano grandi botti di rovere di Slavonia. I vini bianchi invece fermentano in vasche d’acciaio e affinano in tini in cemento.

Anche per la genesi delle etichette si parte sempre da un viaggio, ma questa volta in Giappone, sul Fujisan, il monte considerato sacro fin dall’antichità. Ancora una volta si confrontano due terre (apparentemente) agli antipodi con diverse analogie, senza nemmeno scomodare uno studio scientifico dell’Università di Nagasaki che attesta che l’arcipelago nipponico fu colonizzato circa 5.000 anni fa da popolazioni protosicule scappate dalla proprio terra a causa di devastanti eruzioni vulcaniche.

Possiamo ritrovare nell’Etna e Monte Fuji molte somiglianze, non solo nell’altezza (solo 300 m. la differenza) ma soprattutto nella struttura: entrambi sono degli “stratovulcano” attivi, caratterizzati da una forma conica costituitasi nel tempo grazie proprio alla stratificazione di lava solidificata, pomici e ceneri vulcaniche accumulatosi nei millenni durante le diverse eruzioni. Ma l’elemento comune più importante è il rispetto e la riverenza che entrambi i popoli nutrono verso la loro montagna e da cui derivano i 3 principali valori di Carranco: l’ascolto, è l’Etna che batte i tempi, quindi bisogna capire in anticipo cosa fare ed in itinere assecondare la volontà de “A Muntagna” sia in vigna che in cantina; la gratitudine per la fertilità e mineralità dei terreni; il carattere, per quella fortissima impronta, ovviamente vulcanica, che scorre nelle persone e nei vini che abitano l’Etna.

VILLA DEI BARONI ETNA BIANCO 2019 DOC

Vino ottenuto da Carricante in purezza, l’antichissimo vitigno autoctono etneo che deve il suo nome a “U carricanti”, una tipica espressione dialettale ad indicare l’abbondante produzione di grappoli che era in grado di riempire interi carri di trasporto. All’aspetto si presenta di un color giallo paglierino che si riflette in un limpido e luminoso oro verde. All’olfatto è complesso. In un crescendo di intensità si inizia con delle coinvolgenti e delicate note floreali di ginestra, gelsomino e zagara. Poi è la volta di un sentore di mela verde che sfocia in un agrumeto di cedri e pompelmi. Un erbaceo aromatico di timo e salvia molto rinfrescante va a braccetto con una graffiante mineralità. Il sorso è deciso, la struttura importante, anche merito dei 6/7 mesi di affinamento sulle fecce fini, avvolgente nel complesso, elegante e molto equilibrato stupisce soprattutto per quella sensazione di masticare i fiori di sale della Camargue. Questo è il vero Carricante di Pietra Marina. Vino che ben sia accompagna al Capunet, una tipica ricetta della cucina piemontese reinterpretata dallo chef Ugo Alciati e preparata con gli avanzi del giorno precedente, ovvero una foglia di cavolo sbollentata che racchiude un tenero cuore fatto con un trito di salsiccia magra, bistecca di maiale e spinaci bolliti, a cui in seguito vengono aggiunti uova, parmigiano, foglioline di timo e maggiorana, il tutto servito su una purea di piselli, carote o zucchine.

VILLA DEI BARONI ETNA ROSSO 2017 DOC

Rosso rubino luminoso ed elegante la sua veste. L’olfazione è tipicamente caratterizzata dai freschi aromi di piccoli frutti rossi, come fragole, more e amarene. Fine sensazioni di violette, fiori di rosa e ciclamino avvolgono le narici. Piccoli sbuffi erbacei di anice stellato si alternano ad una scia balsamica al mentolo, e convergono in una elegante nota affumicata che ricorda il tabacco da pipa. Chiusura leggermente pepata. Il sorso è puro fascino ed eleganza. Il tannino ricama una trama setosa che avvolge il palato intero. Un’acida freschezza spinge con molto garbo su un finale sapido, che ritorna con sensualità sulle sue note di rabarbaro e pepe nero. Molto versatile nell’abbinamento cibo-vino, si va da carni pregiate, come il suino nero dei Nebrodi, ai formaggi dal sapore deciso, fino anche a gustosi piatti di mare come sarde o pesce spada alla catanese maniera. Restando in tema di connubio Etna-Langa, insolito ma sorprendente è l’abbinamento con la faraona nella ricetta, sempre dello chef Alciati, Caldo e freddo di faraona e fegatini, salsa al Marsala, dove la carne, cotta al forno, di faraona è accompagnata da una mousse di fegatini e guarnita con la salsa al Marsala e una gelatina di Barolo tagliata al coltello.

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Crediti Fotografici: Palmento Carranco Società Agricola

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