Quando il Gusto va in scena applaude il successo!

Articolo pubblicato a marzo 2015 su LorenzoVinci.ilgiornale.it (https://bit.ly/2CXl44W)

Si è chiusa con successo la VII^ edizione di Gusto in Scena, manifestazione enogastronomica ideata e curata da Marcello Coronini che si è tenuta a Venezia, nella splendida cornice della Scuola Grande di San Giovanni Evangelista domenica 1 e lunedì 2 marzo 2015.

Durante la due giorni, cha ha trasformato Venezia nella capitale internazionale del gusto, sono stati oltre 4.000 i visitatori, di cui il 70% operatori del settore, con oltre 300 giornalisti italiani e stranieri, opinion leader e blogger.

La particolarità di questa edizione è la concomitanza di quattro eventi. Protagonisti i grandi vini e le eccellenze gastronomiche italiche durante “I Magnifici Vini” e “Seduzioni di Gola”, mentre 14 chef stellati, i migliori pizzaioli e pasticceri si sono ritrovati al “Congresso di Alta Cucina”, infine il fuori salone “Fuori di Gusto” ha coinvolto il meglio della ristorazione e dei grandi alberghi lagunari.

Tutti si sono cimentati ne “La Cucina del SenzaÒ”, nuovo e rivoluzionario modo di pensare la cucina “senza grassi o senza sale o dessert senza zuccheri aggiunti”, creato dallo stesso Coronini e che ha visto, tra le altre cose, i migliori pizzaioli italiani illustrare passo dopo passo come realizzare pizze gustose e saporite senza sale o senza grassi aggiunti, realizzando la “Pizza del Senza”.

La giornata inaugurale si è aperta con il Leone alla carriera a Iginio Massari, considerato il maestro della pasticceria italiana nel mondo.

Più di 3.816 le bottiglie aperte e degustate durante I Magnifici Vini, con 53 cantine provenienti dall’Italia e dall’estero, per un totale di quasi 160 etichette. Di queste mi soffermo su solo tre cantine per interesse e curiosità.

Ômina Romana, un progetto nato pochi anni fa, per vini di alto livello, concepito dall’imprenditore tedesco Anton Börner che ha scelto il Lazio, anche per il legame affettivo con il nostro Paese, come base su cui costruire la sua idea innovativa. L’azienda ha sede nei Colli Albani, vicino a Velletri, dove vengono coltivate dodici uve rosse autoctone e internazionali e sette varietà di uve bianche in più di 80 ettari.

Tra i vini degustati, il particolare IGP Lazio Bianco Spumante Brut Millesimato 2013 da Bellone, vitigno autoctono della zona, insieme ad una piccola percentuale di Incrocio Manzoni. Molto fresco, fruttato ma anche complesso ed elegante, come un vino maturo. Il perlage, sebbene la rifermentazione per la presa di spuma sia avvenuta in autoclave con metodo Martinotti lungo, è fine e persistente. Una vera sorpresa.

L’ IGP Lazio Bianco è uno Chardonnay 2013, che al termine della fermentazione per il suo il 50% affina per 5-6 mesi in barriques di rovere francese sulle proprie fecce nobili. Frutti tropicali in primis, con una nuance di vaniglia, ed una morbidezza che fa innamorare. Una sapidità abbastanza percettibile.

Tra i rossi, il Diana Nemorensis I del 2011, nato dall’assemblaggio dopo l’affinamento di uve Merlot (50%) raccolte a mano, che si fondono con il Cabernet Sauvignon (30%) e Cabernet Franc (20%). Un vino di grande struttura ma con una buona spalla acida. Al naso frutti rossi, leggeri sentori di spezie e cioccolato. Al palato molto morbido con un tannino elegante e delicato. Un finale molto persistente

Altra new entry nel mondo del vino è Ca’d’Or, nata dall’incontro tra due amici appartenenti a una cantina della Franciacorta ed una famiglia di professionisti attiva nel marketing e nella creatività, è un bell’esempio di  valorizzazione congiunta di due prestigiosi territori autoctoni, le colline della Franciacorta e le pendici dei Monti Lessini. Da qui le due linee principali dell’azienda, Ca’d’or Franciacorta docg e Ca’d’or Metodo Italiano doc.

In degustazione il Durello Selezione Vintage Blanc de Blancs Millesimato 2013, charmat lungo, durella in purezza, un vino dove risaltano tutte le potenzialità tipiche del vitigno, bella acidità, sapidità lunga e mineralità. Al naso si evidenziano nuances di frutti tropicali e sentori di cedro e lime. Buon corpo, con un perlage fine e persistente. La peculiarità è l’affinamento del vino base in media di 12 mesi in piccole vasche di acciaio per poi passare in autoclavi di piccola dimensione, con giornalieri batonage, per un periodo minimo di 90 gg.

A seguire il Franciacorta DOCG Dark Label, annata 2009, 100% Chardonnay. Dalla prossima annata la tendenza sarà quella di creare una Noble Cuvée (90% chardonnay e 10% Pinot Nero) per dare maggior struttura e al contempo mantenere la freschezza del millesimo 2009. Almeno 7 mesi per la prima fermentazione in piccole vasche di acciaio e barriques per poi rifermentare in bottiglia con il metodo classico per altri 36 mesi (almeno per la bottiglia degustata).

Al naso complesso con una bella nota fresca di agrumi. Un vino con una buona struttura e con un perlage di estrema eleganza, molto fine e persistente.

Una “bollicina” versione frizzante che a mio avviso non gode ancora del massimo rispetto da parte di tutti, è il Lambrusco Mantovano, che sto riscoprendo anche grazie ad un’azienda centenaria, le Cantine Virgili, dal cui nome e storia viene quasi immediato pensare al famoso epitaffio di Virgilio “Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc Parthenope” (“Mantova mi generò, la Calabria mi rapì, mi tiene ora Napoli”) J

Proprio un bel trittico, soprattutto di colori, bel rosso rubino con riflessi violacei, quello presentato per l’occasione. Tutti prodotti in uvaggio con Lambrusco Ruberti, Lambrusco Salamino e Ancellotta.

Si parte con quello dedicato al Sommo Poeta, il Loghino Dante 2014, per passare al Pjaföc Provincia di Mantova Lambrusco IGT e per terminare proprio con quello dedicato al più illustre dei mantovani il Vergilius Red Lambrusco Mantovano DOC, un crescendo di viole e ribes, di gradevolezza e persistenza e con quel piccolo e indiscreto tocco di ruffianeria che di certo non guasta!

La menzione finale è dedicata all’ultimo nato nelle favole di casa Lis Fadis.

Il Pesarul è un folletto che non si fa vedere molto in giro perché non è proprio un adone, così ci fa visita nel regno di Morfeo mostrandoci solo cose belle grazie al suo fluido che ha il bouquet dello Schioppettino, il nettare di cui è tanto goloso.

Il Pesarul 2011 è uno schioppettino in purezza, che affina 18 mesi in tonneaux di rovere per poi trascorrere almeno un altro anno in bottiglia prima di essere commercializzato, come il suo folletto si fa vedere poco in giro e solo in annate particolarmente vocate e rigorosamente in magnum (nel 2011 sono state prodotte 364 bottiglie!).

Non c’è Gusto senza cibo ed eccovi una delle chicche della manifestazione.

Mediterraneo e curioso il connubio tra l’Executive Chef del ristorante “Le Lampare al Fortino di Trani, Giovanni Lo Russo e Steralmar, l’azienda di Bisceglie che propone acqua di mare microbiologicamente pura a uso alimentare, riservadimareÒ Un esaltante mix di qualità e innovazione.

Giovanni, classe 79, già classificatosi al quarto posto tra i migliori giovani chef del mondo, ha testato personalmente la cucina con acqua di mare (pesce, sughi, formaggi, pasta) con risultati eccezionali, poiché quest’acqua microfiltrata e purificata è ricca sali minerali e potassio.

I vantaggi per i quali uno chef dovrebbe utilizzare quest’acqua li lascio a Giovanni, a me interessa solo dirvi quanto fossero buoni alcuni suoi finger food preparati ad hoc per la La Cucina del SenzaÒ, proprio con riservadimareÒ, come la sua “Parmigiana di Mare “o la “Bruschetta di pane riservadimareÒ, marmellata di arancia rossa al naturale, cipollotto”.

Arte e gusto, storia e natura, nuove idee e solide tradizioni sono stati gli ingredienti che anche quest’anno hanno offerto un posto d’onore al gran Gusto in Scena a Venezia!

[Photo Credit: Antonio Cimmino]
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