Südtiroler Sekt, le bollicine delle Alpi

Articolo pubblicato a febbraio 2017 su LorenzoVinci (https://goo.gl/Bu9ASA)

Mercoledì 1 febbraio si è tenuto a Milano l’annuale appuntamento “Bollicine delle Alpi: il Metodo Classico secondo l’Alto Adige” organizzato da AIS Milano, in collaborazione con il Consorzio Vini Alto Adige e l’Associazione Produttori Spumanti Metodo Classico Alto Adige per dimostrare ad appassionati e operatori di settore che anche in SüdTirol si possono produrre degli eccellenti spumanti metodo classico.

Se guardassimo solo i numeri e li confrontassimo con gli altri territori dove si producono le migliori “bollicine italiane” il paragone non reggerebbe: 260.000 bottiglie versus gli oltre 16 milioni di Franciacorta Docg , gli 8 Trento Doc, i due di Oltrepò Pavese Docg e un milione quasi dell’Alta Langa Docg. Tutti nomi riconoscibili e che, oltre ai numeri, hanno un appeal diverso. Non a caso una notissima Donna del Vino produttrice nella Bassa Atesina ha deciso di investire sulla produzione del metodo classico ma facendolo nel territorio probabilmente più vocato per questa tipo di vinificazione, il Trentino.

Quello che sicuramente non manca al metodo classico Altoatesino sono eccellenza ma soprattutto storia, tradizione, dinamicità visto che negli ultimi anni in tanti stanno seguendo le orme tracciate negli anni sessanta da Sebastian Stocker, il mitico Kellermeister della Cantina Terlano (dal 1954 al 1993), da Franco Kettmeir dell’omonima cantina, all’inizio degli anni 70, e da Alois Ochsenreiter tanto convinto nella spumantizzazione che oltre 40 anni fa fondò a Salorno Haderburg, la prima cantina del territorio completamente dedita allo spumante metodo classico, convertendo la sua azienda agricola che produceva uva e mele.

Seppur la prima notizia documentata di uno spumante dell’Alto Adige è del 1902 e racconta di un prodotto da uve Riesling prodotto in Oltradige ad Appiano, è nel 1911, alla Mostra Vini di Bolzano, che venne presentato proprio come “Oro d’Oltradige“, incitando altre cantina a provarci con la nobile bevanda.

Pinot Nero, Chardonnay, e Pinot Bianco i vitigni utilizzati che crescono ai piedi delle Alpi tra i 600 e i 1200 metri s.l.m, altitudini che donano a questi spumanti spiccate doti di freschezza e forti escursioni termiche determinanti per la qualità delle uve, con un prodotto finale dal bouquet molto più intenso, fine ed elegante. Per disciplinare i vini devono rifermentare in bottiglia sui lieviti per almeno 15 mesi ma la maggior parte ne trascorrono almeno 3 anni fino ad arrivare ad alcuni prodotti che superano i 10 anni.

A Milano erano presenti ben 5 tra le cantine più rappresentative di questo movimento.

La capofila, sicuramente per il numero di bottiglie prodotte (ma non solo!), è proprio Arunda, la cantina di Meltina sopra Bolzano, fondata dall’istrionico e simpaticissimo Josef “Sepp” Reiterer insieme a sua moglie Marianne nel 1979. La particolarità di Arunda, oltre a possedere il primato della cantina spumantistica più alta d’Europa (1.200 m.) è che non possiede vitigni di proprietà ma Josef ogni anno va in giro per l’Alto Adige a selezionare e comprare dai suoi vignaioli di fiducia le migliori uve dell’annata. Una ricerca che non si ferma mai, ogni anno nuove scoperte, nuove sperimentazioni con un obiettivo preciso: ad ogni vendemmia fare sempre meglio.

Tra i prodotti degustati il Blanc de Blancs, 100% Chardonnay dal bouquet delicato e molto fruttato, che al palato si caratterizza per una notevole morbidezza. La Cuvée Marianne 2011, 80% Chardonnay che fermenta e affina in barrique fino alla presa di spuma e il restante Pinot Nero vinificato in bianco. Etichetta delicata alla moglie, oltre 60 i mesi di permanenza sui lieviti per questo vino ricco di sapidità e dalla persistenza estrema. Nella Riserva Extra Brut 2011 la maggior percentuale di Pinot Nero (40%) si sente, questa vino rappresenta un po’ la versione maschile della Cuvée Marianne con un bouquet ed una struttura molto più complessa.

Gli spumanti di Lorenz Martini, cantina sita nell’antico paesino vitivinicolo di Cornaiano, si caratterizzano per i lunghi tempi di permanenza sui lieviti. Il Comitissa Brut Riserva 2011, il suo spumante base, Pinot Nero 40%, Pinot Bianco 30% e Chardonnay 30% che sosta 4 anni e mezzo sui lieviti, e si distingue per i suoi profumi floreali, dolci note di miele e per l’armonia al palato. Il Comitissa Gold Brut Gran Riserva 2006, Pinot Bianco e Chardonnay in egual misura, subito ostenta la sua complessità olfattiva e l’estrema eleganza, al palato gli oltre 9 anni di permanenza sui lieviti non si sentono, un vino ancora contraddistinto da una notevole spalla acida che in alcuni momenti fa pensare che sia ancora troppo giovane per berlo. Incantevole.

Come accennato nella storia del Südtiroler Sekt c’è Kettmeir, che negli anni 60 intorno al Lago di Caldaro iniziò di nuovo a produrre spumanti grazie a un prodotto che ancora oggi commercializzano, un metodo charmat lungo 9 mesi. L’Azienda da oltre 30 anni fa parte del Gruppo Vinicolo Santa Margherita, ma fortunatamente anche grazie a Josef Romen, responsabile ed enologo della cantina ha conservato una propria autonomia, portando avanti il suo credo a proposito dei vini altoatesini, dove profumi, freschezza e eleganza sono i tre fattori che non dovrebbero mai mancare in un vino di questa terra. Sono proprio questi fattori che ritroviamo nel “suo” metodo classico Brut Athesis 2013. Suo perché fu proprio lui nel 1992 l’artefice del primo spumante prodotto con questo metodo da Kettmeir. Uvaggio utilizzato per differenziarsi dagli altri, 50% Pinot Bianco, 40% Chardonnay ed il restante Pinot Nero. Uno spumante che vuole essere ricordato per la freschezza e gli aromi primari dell’uva e non per il sentore dei suoi lieviti. Il Brut Rosé, 100% Pinot Nero, per scelta non millesimato ufficialmente (lo sarà dal prossimo anno), anche se il vino base proviene da un’unica annata, la 2013, è uno spumante da aperitivo, da bere soprattutto senza tanti giri di parole.

La Cantina Produttori San Paolo nel 2005 acquisì un’antichissima cantina dalla lunga tradizione, Kössler, che già dal 1979 produceva le prime bottiglie del metodo classico Praeclarus. Ancora oggi la Cantina ritiene fondamentale salvaguardare questa tradizione investendo su questo marchio, così nasce il nuovo Praeclarus Cuvée St. Pauls Brut 2011. Chardonnay in purezza che proviene da tre parcelle selezionate intorno a San Paolo, situate tra i 450 e i 550 metri d’altitudine, alcune piante sono molto vecchie, le rese molto contenute e raccolta delle uve ben mature. Dopo la fermentazione in acciaio, il vino base matura in botte grande per un anno prima della presa di spuma che viene innescata con il mosto dello stesso anno. Sono 20.000 le bottiglie all’anno che affinano sui lieviti per oltre 48 mesi in un vecchio bunker militare a due piani, risalente alla seconda guerra mondiale.

Infine chiudiamo questo viaggio tra le bollicine delle Alpi con Kellerei Kaltern, il nuovo socio dell’Associazione, appena uscito con il loro Brut Nature 2011. Per la verità il progetto di questo spumante è nato nel 2008 grazie a Gerhard Sanin, enologo di Erste&Neue, l’altra cantina cooperativa di Caldaro, che proprio l’anno scorso si sono unite in un’unica realtà di oltre 800 soci e 550 ettari a rappresentare più del 10% degli ettari vitati del Südtirol.

80% Chardonnay e 20% Pinot Nero, vinificato in tonneau, i vigneti si trovano a circa 600 metri ad Altenburg/Castelvecchio sotto al Passo della Mendola e sono rivolti ad ammirare il Lago di Caldaro su un suolo molto calcareo. Quasi 60 mesi l’affinamento sui lieviti per uno spumante dalla spiccata sapidità.

[Photo Credit: Antonio Cimmino; Consorzio Vini Alto Adige; Associazione Spumanti Alto Adige]
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