Non c’è due senza tre se “Io Bevo Così”

Articolo pubblicato a giugno 2016 su LorenzoVinci.ilgiornale.it (https://bit.ly/2Q2qeA5)

Chissà se gli organizzatori della terza edizione di Io Bevo Così, la rassegna dedicata ai vini naturali e di territorio, si aspettavano di bissare il successo della precedente edizione o di fare addirittura meglio, se si pensa che durante la prima giornata le presenze registrate hanno superato quelle delle edizioni precedenti. Le avvisaglie del successo erano prevedibili già dal sold out registrato in fase di prenotazione delle sei degustazioni gratuite.

Infatti, domenica 22 e lunedì 23 maggio, sono accorsi nella splendida Villa Somma Picenardi a Olgiate Molgora, Lecco, oltre 1700 amanti del nettare di bacco, tra professionisti di settore, chef stellati, sommelier, giornalisti e semplici appassionati, per degustare gli oltre 350 vini di 90 vignaioli provenienti vignaioli provenienti da tutta Italia e dall’estero (Francia, Grecia, Spagna, Slovenia e Repubblica Slovacca).

I presenti hanno avuto la possibilità di ascoltare i produttori che raccontavano in prima persona le motivazioni che li hanno spinti a intraprendere una scelta produttiva volta all’esaltazione dell’unicità del vino e delle tipicità del territorio attraverso pratiche naturali e assolutamente rispettose della vigna, dell’uva e del terroir.

Più che soddisfatti gli organizzatori Andrea Sala e Andrea Pesce, che oltre al nome hanno in comune una forte amicizia e una grande passione per l’enogastronomia. Il primo, titolare di That’s Wine, distribuzione vini naturali, biologici e biodinamici ha dichiarato L’edizione 2016 ci ha permesso di consolidare il rapporto con i viticoltori italiani che condividono la nostra filosofia sul vino e sulla sua produzione. Quest’anno abbiamo anche accresciuto il numero di espositori stranieri che hanno riscosso un grande successo tra gli appassionati e i professionisti di settore che hanno partecipato alla manifestazione Tutto questo ci fa guardare con ancora più fiducia ed entusiasmo al prossimo anno”.

Mentre il secondo, proprietario Vini e Più … Posteria e Caffè di Cantù (CO), si è soffermato sulle sfide di quest’edizione “Quest’anno abbiamo voluto sfidare noi stessi e il pubblico, triplicando il numero dei laboratori di degustazione, sei in tutto, rispetto a quelli della scorsa edizione. Una sfida vinta, senza dubbio, data la grande partecipazione del pubblico e l’interesse mostrato verso i seminari proposti, che spaziavamo su tematiche non solo legate al vino. Non ci stancheremo mai di ringraziare tutto lo staff, i produttori e i partner, ma soprattutto il pubblico per questo straordinario successo”.

Il Piacere di Bere

Ed è stato per il puro piacere di bere che, all’inizio del nuovo millennio, Elisabetta e Pasquale, cominciarono ad occuparsi dei vigneti di famiglia, a Torchiara, nel Cilento, creando così l’azienda agricola CaseBianche. Dopo i primi anni di vinificazioni sperimentali e grazie all’incontro con l’enologo Fortunato Sebastiano, nel 2007 partirono i primi imbottigliamenti.

Terra di Fiano e Aglianico, interpretazioni artigianali nel rispetto della materia prima per salvaguardare ed esaltare le diverse sfumature che sono in grado di esprimere questi terroir, lontani da omologazioni e consapevoli che siamo di fronte a qualcosa di vivo, che si muove, che cambia nel tempo.

La Matta 2015, è un’insolita versione spumante integrale di Fiano in purezza, rifermentato in bottiglia grazie all’aggiunta del proprio mosto conservato a bassa temperatura ed aggiunto in primavera al vino base. Floreale, agrumato, sensazioni di macchia mediterranea che evoca la terra di provenienza di questo vino solare, fresco ma soprattutto dalla piacevole beva.

Il Fric 2015¸ il fratello della matta, è un Aglianico Rosato frizzante secco Paestum IGP, vinificato con lo stesso metodo, ha in più quel leggero tannino che insieme alla bollicina ti solletica il palato, un vino divertente e nella sua semplicità un sorso richiama l’altro.

Assolutamente da non perdere sia il Cumalè 2015, un Fiano in purezza dai toni profondamente salini, che con la sua freschezza mette in risalto i sentori dei tipici agrumi della costa del Cilento, sia il Cupersito 2013, l’Aglianico Cilento DOP prodotto con una selezione delle migliore uve presenti in azienda. Affina 12 mesi in legni di rovere, metà in  tonneau e metà in botte grande.

C’era una volta Il Prosecco

Rimanendo sul tema delle vinificazioni ancestrali, ecco NAOLTA 2014 di Silvia Fiorin da Pieve di Soligo, nel cuore del Prosecco DOCG. Solo 5.000 bottiglie per questo vino frizzante da Glera in purezza, allevata a Guyot, selezionata tra i migliori vigneti che insistono sui terreni più minerali, dove un tempo c’era il letto del fiume Soligo prima di esser deviato. Vendemmia manuale e pressatura a grappolo intero. Fa della sapidità il suo cavallo di battaglia. Un omaggio alla tradizione di far rifermentare il vino in bottiglia dopo Pasqua seguendo le lune, un vero prosecco col fondo col tappo a corona … come c’era una volta.

I Vini delle Sabbie

Nel parco del Delta del Po a meno di un km dal mare, sulle dune di sabbia del leggendario Bosco Eliceo di Comacchio, c’è un produttore ferrarese, Mirco Mariotti, che alleva le sue viti ancora a piede franco proseguendo il grande lavoro di riscoperta, di valorizzazione e tipicità di questi vini delle sabbie promosso dal padre Giorgio alla fine degli anni settanta.

Nel pieno rispetto delle tradizioni emiliane qui si producono soprattutto vini con il metodo della rifermentazione in bottiglia, principalmente Trebbiano Romagnolo per i bianchi e Fortana, o Uva d’Oro come la chiamano da queste parti, per i rossi.

Il Bianco dell’Emilia IGP frizzante “Smarazen” 2015, uvaggio di 70% Trebbiano Romagnolo e 30% Malvasia di Candia, fermenta in acciaio e poi riposa in cemento fino alla presa di spuma, che ovviamente avviene in bottiglia, con ulteriori 5/6 mesi di riposo in bottiglia prima di essere messo in commercio.

Di questo esiste anche una versione spumante Metodo Classico 2014, almeno 12 mesi di permanenza sui lieviti, degorgiato e non dosato. Mentre l’analoga versione rosé è un Fortana in purezza.

Le Dune Bianche 2015 è una Malvasia di Candia aromatica vinificata ferma e secca, che fermenta a bassa temperatura per ottenere degli aromi più eleganti ed affina almeno 6 mesi in vasche d’acciaio sulle proprie fecce fini, al fine di donargli una maggiore struttura oltre che complessità olfattiva e gustativa. Floreale, fruttato, e inevitabilmente salmastro, vista la vicinanza al delta del Po.

Infine un vino più unico che raro, frutto di uno dei tanti esperimenti di Mirco, il cui nome è autoesplicativo, EXP_2 annata 2008. Un vino passito rosso ottenuto principalmente da uve stramature di Merlot cui è stato aggiunto, per dolcificarlo, un mosto infermentescibile di Clinton. Note di carruba, melassa, prugna secca, erbe officinali ed un’evoluzione ossidativa, sia olfattiva sia gustativa, che fa tornare in mente (o meglio al palato!) i vini affinati in botti scolme.

Sulle sponde di un lago vulcanico

Dalla sabbia del Po a quella del Lago di Bolsena, il bacino di origine vulcanica più grande d’Europa, dove nascono i vini di Andrea Occhipinti che nel 2004 si trasferì a Gradoli per dare inizio al suo progetto, puntando sui due vitigni autoctoni rossi della zona, l’Aleatico di Gradoli (80% della sua produzione) e il Grechetto Rosso (biotipo di Sangiovese), che meglio degli altri si sposavano con le caratteristiche peculiari di questo terroir vulcanico.

Tra i suoi vini ce n’è uno bianco, l’Alter Alea 2015, a rappresentare l’altra faccia dell’Aleatico, quello vinificato in bianco che Andrea produce dal 2009. La vinificazione in bianco preserva di più i suoi caratteri varietali, innanzitutto il floreale, il fruttato un po’ citrino e alcune note vegetali. Al palato oltre a freschezza e sapidità, il tannino di certo non manca.

Il vino di una notte è Alea Rosa 2015, mentre Alea Viva 2014, vinificato in cemento, macera 15 giorni sulle bucce e affina 18 mesi sempre in cemento. Questo è il suo Aleatico più strutturato, piccoli frutti di bosco, leggermente speziato, a tratti balsamico ma colpisce per l’eleganza della sua nota di rosa, gusto deciso, fresco e sapido.

La Caldera 2014 è il suo gemello da Grechetto rosso 100%, speziatura intensa, è caratterizzato da una maggiore tensione tannica.

Il Rosso Arcaico 2015 è uno dei suoi ultimi progetti, avvicinarsi al mondo della vinificazione in anfore di terracotta, Aleatico e Grechetto in parti uguali, macerazione sulle bucce per una ventina di giorni, fermentazione spontanea con solo lieviti indigeni, come per tutti i suoi vini. Trascorre almeno 6 mesi in anfora per affinarsi. Un vino che conserva freschezza, gli aromi varietali sono molto percettibili anche se prevalgono maggiormente quelli aromatici dell’Aleatico, l’anfora ha ben ammorbidito i tannini che risultano molto ben integrati con il tutto. Sapidità sempre in evidenza e finale caratterizzato da una buona persistenza gustativa.

Dulcis in fundo un piacevolissimo e non stucchevole Aleatico di Gradoli passito, il Montemaggiore 2015.

Alle pendice del Monte Vulture

Dal vulcano collassato dell’Alta Tuscia a quello lucano spento in epoca preistorica sui cui l’Aglianico ha trovato la sua terra d’elezione. Ed è proprio su questo monte, a Rapolla, che è voluto ritornare Antonio Cascarano, architetto di professione, trapiantato a Roma dove ancor oggi vive, per recuperare i vecchi vigneti dell’azienda che fino agli anni ’70 fu di suo nonno Giovanni Falaguerra. Così ha investito molto in questa zona, soprattutto in tempo dedicato a questa passione, fondando prima la sua azienda agricola e vitivinicola Camerlengo, e poi inaugurare nel 2010 la cantina di vinificazione frutto di un certosino lavoro di ristrutturazione, la particolarità è che ha utilizzato un materiale usato ai tempi dei romani, il coccio pesto. L’obiettivo di Antonio è quello di produrre un Aglianico, sì di qualità e che possa esprimersi al meglio su questo territorio, ma soprattutto salubre, e per far questo è disposto ad aspettare e rispettare i tempi che la natura ha stabilito.

Due sono i vini prodotti da Aglianico, l’Antelio 2013 è quello “giovane”, vinificato in tini di castagno ed affinato in botti sempre di castagno da quaranta ettolitri. Intenso, dai profumi floreali e fruttati, accompagnati da leggere note di spezie e boisé. La trama tannica è ben presente ma al tempo stesso elegante. Struttura e sapidità sono le sue caratteristiche peculiari insieme con un’ottima persistenza. Il Camerlengo 2009 è quello maturo, le uve sono leggermente surmature e le barrique di primo, secondo e terzo passaggio sostituiscono la botte grande. Il vino acquista complessità, si distinguono note quasi balsamiche e lo speziato è più deciso, in lontananza si avvertono sentori di cioccolato. Eleganza e potenza sono ben amalgamate, al palato sensazioni morbide e setose, un vino voluttuoso che avvolge il palato. Fresco, sapido ma soprattutto dal finale lunghissimo.

Naturale, sano, etico e soprattutto buono….”Io bevo così”!

[Photo Credit: Antonio Cimmino]
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