GIEMME – Il Val di Noto e i vini del Barone Sergio

Articolo pubblicato a febbraio 2018 su Gastronomiamediterranea.com (https://bit.ly/2GZl48y)

Il Val di Noto (Val sta per Vallo e non Valle come si potrebbe pensare) è conosciuto ai più per essere la scenografia a cielo aperto della trasposizione televisiva dei racconti del Commissario Montalbano di Andrea Camilleri, senza dimenticarci che l’Unesco nel 2002 l’ha inserito nella lista del Patrimonio dell’Umanità per le sue otto cittadine ricostruite in stile tardo barocco dopo il terribile terremoto del 1693 (Late Baroque Towns of the Val di Noto).

Enologicamente questa fertile zona è anche la patria elettiva del Nero d’Avola, con territori vocati alla coltivazione del vitigno siciliano a bacca rossa più conosciuto al mondo, dislocati soprattutto tra Pachino e Noto nell’area della DOC Eloro. Una zona molto suggestiva, una natura incontaminata, un clima favorevole ed antiche tradizioni agricole ne fanno un territorio dedito ad un’agricoltura di eccellenza.

Ed è proprio su questi terreni che troviamo l’azienda agricola Barone Sergio, fondata nella seconda metà del 1700 da don Michele Mastrogiovanni Tasca, trisavolo da parte di padre del Barone Giovanni Sergio, avvocato messinese, alla guida dell’azienda dal 1993. Giovanni Sergio ha dato nuovo impulso all’azienda di famiglia, ristrutturandola, trasformandola e riconvertendo i 130 ettari di proprietà con moderni impianti agrumicoli, olivicoli e soprattutto viticoli.

I terreni si trovano su altopiani calcarei, posti a 70 metri sul livello del mare e particolarmente adatti per la coltivazione dei vigneti, a cui oggi sono dedicati circa 30 ettari, mentre 50 ettari sono per un agrumeto di Limoni di Siracusa IGP con la cultivar Femminello Siracusano, famosa per le sue cinque fioriture e di conseguenza raccolte (primofiore, bianchetto, verdello, bastardo e marzano, quest’ultime due varietà maturano dopo oltre un anno).

In questa avventura vinicola il Barone si è buttato senza remore. Dopo una prima fase in cui le uve venivano conferite ad una grossa cantina della zona, nel 2003 ha deciso di produrre il proprio vino, così da ristrutturare il vecchio baglio del 1750 in contrada Baroni e ricavarne la cantina, dove dal 2004 vinifica e imbottiglia in proprio.

Per far ciò si è avvalso di due fondamentali collaborazioni, quella in cantina con l’enologo Giovanni Rizzo, pantesco doc (l’influenza delle sue origini la ritroveremo in un inconfondibile passito di moscato) e quella in vigna con il prof. Lucio Brancadoro, agronomo dell’Università di Milano, che insieme al prof. Scienza ha contribuito a selezionare per l’azienda il clone di Nero d’Avola più adatto al territorio. Un prodotto che nasce in ricordo di quel “Rosso di Pachino”, chiamato così anticamente in zona, molto apprezzato dai francesi che nel primo dopoguerra si recavano in Sicilia per comprare vini lungo l’antica linea ferroviaria Siracusa-Pachino, divenuta snodo cruciale per il trasporto merci, visto che negli anni ‘50 in queste zone si producevano l’equivalente di circa 40 milioni di bottiglie.

Oggi i vigneti dell’azienda sono disposti in un unico corpo, a controspalliera, per le viti a bacca rossa (Nero d’Avola, Petit Verdot e Cabernet Sauvignon) il sistema d’allevamento è a cordone speronato, mentre per quelle bianche (Grillo e Moscato di Noto) è a guyot. Le rese per ettaro in media sono limitate a circa 50 quintali, mentre la produzione si attesta intorno alle 100.000 bottiglie annue e circa il 40% della produzione è destinato all’export, con Germania, Austria e Stati Uniti come i principali mercati.

L’occasione per approfondire la conoscenza dei loro vini è stata la presentazione alla stampa avvenuta a Milano, in cui sono stati degustati e accompagnati da alcuni piatti del ristorante Pier52.

Tutti i vini prodotti portano con sé nel nome il forte legame con la famiglia, con le tradizioni e con il territorio.

ALÈGRE 2016 Grillo IGT Sicilia: un vitigno che nasce nella Sicilia Occidentale ma che ben si è adattato in questo territorio. Si presenta di un colore paglierino tenue e brillante, dal bouquet molto profumato e a tratti aromatico. I primi sentori di frutta lasciano spazio a delle note floreali e iodate che al palato si trasformano in una fresca sapidità. Ottimo l’equilibrio, buona la persistenza, chiude su una piacevole sensazione citrina. Da abbinare a Tartare di ombrina con fiori eduli e pomodori su crema di guacamole e salsi ai cachi.

LUIGIA 2016 Rosato di Nero d’Avola IGT: vinificato in bianco, alla vista simile ad un Cerasuolo di Vittoria, nessuna macerazione, con la sola pressatura si ottiene un color rosa corallo molto vivo. Sembra quasi di vedere e sentir i petali di una rosa che esplodono in fragorose note di fragole e ciliegie. Al palato è morbido, vellutato e sapido. Una lunga persistenza per una Sicilia rosé diversa, moderna, che guarda al passato per imparare a proiettarsi nel futuro. Da abbinare a Risotto con gambero rosso di Mazara del Vallo mantecato agli agrumi.

VERDÒ 2010 Petit Verdot IGT Sicilia: nato da un esperimento, un vitigno francese piantato in un terreno calcareo e ricco di minerali della Sicilia orientale. Per i transalpini quasi un’eresia enologica vinificarlo in purezza, ma questo territorio ci regala un gran bella interpretazione. Prodotto solo nelle migliori annate, si caratterizza per un colore rosso rubino con riflessi violacei. Al naso quasi selvatico, con quei suoi sentori di more, susine e pepe, accompagnati da una leggera nuance vanigliata dovuta all’elevazione in barrique di secondo passaggio per un anno e più. Al palato colpisce per la sua pienezza, concentrazione del frutto e per quella sua pseudodolcezza in perfetta armonia con una bella dose di freschezza ed un tannino elegante, sontuoso, a tratti voluttuoso. Da abbinare a Guancia di vitello alla milanese con patate.

SERGIO 2014 Nero d’Avola DOC Eloro: la purezza del Nero d’Avola vinificato solo in acciaio, rappresentazione moderna e innovativa della tradizione di questo vitigno, fedele al pensiero aziendale di non utilizzare legno per tutti gli autoctoni siciliani. Al naso è elegante ma complesso, spazia dai frutti rossi in confettura, more e amarene, alle spezie, fino alla macchia mediterranea che si rivela in tutta la sua freschezza con note di alloro e rosmarino e i suoi sentori balsamici. Ha bisogna del giusto tempo per farsi apprezzare al meglio. La struttura è importante, il tannino è fine e raffinato, seppur fa sentir con forza la sua presenza. Un vino che non perde in freschezza, che nel complesso regala un buon equilibrio benché ancora molto giovane. L’abbinamento migliore? Formaggi semi-stagionati, preferibilmente autoctoni, come ad esempio il Caciocavallo Ragusano DOP, il Pecorino da razza comisana e ovviamente gli “ubriachi” al Nero d’Avola.

Classica chiusura in dolcezza con il KALÙRI 2008 Passito di Moscato IGT Sicilia. Solare e avvolgente, è vendemmiato a metà agosto, l’uva raccolta in piccole ceste e fatta appassire al sole protetta da serre. Dopo una lunga macerazione e fermentazione è unita al mosto dell’annata in corso per poi maturare in barrique d’acacia, un legno abbastanza neutro, per almeno due anni. Il caldo sole della Sicilia dona a questo passito un color oro a tratti luccicante. Al naso si sprigionano i tipici sentori di uva sultanina, fichi secchi e spezie, la cannella su tutte. Al palato è freschissimo, un residuo zuccherino per niente stucchevole e un fondo sapido regalano una beva incredibile. La chiusura, mandorla pura, per un abbinamento lapalissiano: tipici dolcetti di pasta di mandorle.

Una tradizione di famiglia, in cui nel tempo si sono contraddistinte dedizione, vocazione e innovazione, un territorio ricco di sole, di testimonianze storiche, dove la cultura della terra è alla base dello sviluppo economico e sociale, sono ancora oggi i capisaldi di quest’azienda che è allo stesso tempo storica, tradizionale e moderna.

[Photo Credits: Barone Sergio / PR Comunicare il vino]
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