VinoNews24 – Ognisanti di Novare, il senso di Bertani per la Valpolicella

Articolo pubblicato a dicembre 2023 su Vinonews24.it (http://tinyurl.com/ydh4ae56)

Verticale – accompagnata da Andrea Lonardi MW – delle prime cinque annate, (2017-2021) di Ognisanti di Novare Valpolicella Classico Superiore Doc da quando è nato il progetto I Cru di Bertani. Alla ricerca della pinosophy.

È il 2012 quando Andrea Lonardi – coo di Angelini Wine & Estates, di cui Bertani fa parte, e fresco Master of Wine – dopo due decenni trascorsi lontano dalla Valpolicella, ritorna lì dove è nato e cresciuto.

Da attento osservatore e conoscitore del territorio, si rende conto che in Valpolicella nel corso degli anni vi è stato un eccesso nell’uso (o abuso) degli appassimenti e di tecniche, come quella del ripasso, che hanno fin troppo influenzato tutti i rossi della zona, privandoli soprattutto di riconoscibilità territoriale.

Andrea Lonardi, Master of Wine, vicepresidente del Consorzio Vini Valpolicella e coo di Angelini Wine & Estates
IL PROGETTO I CRU DI BERTANI

Così scatta la scintilla e decide di provare a portare nel bicchiere qualcosa di diverso, quello che è divenuto in questi anni il senso di Bertani per la Valpolicella: mettere al centro il territorio e la sua espressione più autentica, dando più voce ai vitigni e meglio interpretando la reale vocazione del terroir in cui si opera. E cercando di raccontare soprattutto il potenziale di questa nuova Valpolicella: vini eleganti, delicati, fruttati, sapidi e vibranti, poco tannici ma capaci di essere longevi e conservare freschezza nel tempo. Una visione sicuramente molto contemporanea, se si pensa che eravamo nel 2014, anno di nascita del progetto I Cru di Bertani, che ha interessato per prima due dei vigneti di proprietà in Valpolicella classica, Ognisanti e Miniere.

Questo è stato possibile anche grazie agli avvenuti cambiamenti climatici. Può sembrare un non-sense ma fino a 20 anni fa vini con queste caratteristiche si potevano produrre in Valpolicella solo in annate oltremodo calde, solo in queste si poteva pensare di fare un grande vino da zone così fresche. Quindi se sull’amarone si deve lavorare tanto per contrastare il cambio climatico a causa di uve sempre più mature, lo stesso ha regalato alla Valpolicella la possibilità di fare vini da zone fresche che possono indubbiamente essere di grande successo.

PINOSOPHY, L’INTUIZIONE DI LONARDI

Ma la vera intuizione di Lonardi è stata quella di prevedere che il segmento di mercato, che nel 2014 era solo agli albori, legato a quella sfera di prodotti che assomigliano al pinot nero sarebbe diventato sempre più grande, capace soprattutto di avvicinare più facilmente le nuove generazioni al mondo del vino.

Un trend, quello della cosiddetta Pinosophy, che sta interessando diversi territori: Langhe e Valtellina con il nebbiolo; Etna con il nerello mascalese; Alto Adige con la schiava; Loira con il cabernet franc; Cile con cinsault e pais; Burgenland austriaco con lo zweigelt; dintorni di Madrid con la garnacha tinta; ma soprattutto Beaujolais, che da quando ha deciso di non puntare più sul nouveau, con i suoi gamay è diventata l’alternativa democratica alla Borgogna.

La Valpolicella con la corvina poteva ben inserirsi in questo contesto, grazie anche alla crescita culturale in termini tecnici, sia nella gestione del vigneto sia nella gestione delle vinificazioni. Ma non si può generalizzare, ci sono alcune sue zone che si prestano molto bene a fare questa tipologia di vini, ma non tutto il territorio può ottenere nel calice questo stile e questa qualità

LA CHIESETTA A CUI VINO E VIGNETO DEVONO IL NOME

Ognisanti era un vino ovviamente già presente in Bertani, nato ben 20 anni prima rispetto alla prima annata 2017 del nuovo corso sottostante il progetto sui cru. Da una bellissima vigna di circa tre ettari e mezzo, al centro della Tenuta Novare acquistata a metà degli anni Cinquanta, nella quale c’è un’antica chiesetta romanica del 1500, a cui vino e vigneto devono il nome, appartenuta per molti secoli ai frati di San Tomaso. Ripristinata e restaurata da Bertani, storicamente molto interessante anche per un bellissimo affresco che rappresenta, tra l’altro, i martirii di San Sebastiano e di San Rocco.

Una costruzione che ben racconta la morfologia del vigneto circostante, essendo stata edificata interamente con la classica pietra calcarea bianca veronese, sulla quale questo vino nasce e vive. Altrimenti detto biancone, è un terreno a base sabbiosa, molto bianco per la componente di carbonato di calcio, simile a quello che si trova in Vallée de la Marne in Champagne. I vini prodotti su questa tipologia di calcare subiscono molto di più l’effetto dell’annata climatica, più difficili da gestire, ma con un gran potenziale di evoluzione nel tempo, una componente salata particolarmente interessante ed una concentrazione aromatica superiore, rispetto all’altro cru, Miniere, che invece nasce su un calcareo rosso. Proprio in Valpolicella è ubicato il terzo giacimento al mondo di calcare per estensione dopo Borgogna e la su citata Champagne.

LA CONTEMPORANEITÀ STILISTICA DI BERTANI

Uno stile per nulla affatto banale, una leggerezza che non è sinonimo di semplicità, anzi è proprio la ricchezza nella leggerezza che fa la grande differenza in questi vini, ed il suo perfetto equilibrio a certificarne il grande potenziale.

Ognisanti ha tutti i requisiti per essere uno dei vini italiani più riconosciuti al mondo, comincia ad avere storia, consistenza, un vino che anno dopo anno migliora, con quel suo tocco di complessità in più ma soprattutto piacevolezza. Una contemporaneità stilistica assolutamente da non sottovalutare. Vino riconoscibile, identitario della Valpolicella, una tonalità di rubino brillantissimo, dalla spiccata aromaticità frutto dell’unione di una componente agrumata di chinotto, di cola, erbe alpine, pepe e spezia dolce. Un palato estremamente agile e molto sapido, tannino delicato e setoso ed un allungo finale molto persistente che ricorda i fiocchi di sale. Un vino “local” dalla visione estremamente internazionale, grande capacità di pairing con piatti a base di pesce o in abbinamento a cucine etniche ma soprattutto fusion (Asia e Medio Oriente).

Un’espressione aromatica e un modello di riferimento a cui molti a livello internazionale ambiscono, e rincorrono questo stile italiano come dichiarato dallo stesso Andrea Lonardi.

Potremmo diventare nelle carte vini il modello italiano – afferma – l’italianity, unione di un colore scarico, pensi di bere un vino leggero e invece scopri che è un vino strutturato, acido, con tannino ben in evidenza, con queste note di amaro, di erbe alpine. Grande piacevolezza, leggerezza, un bere senza coperture di altre componenti enologiche che vengono aggiunte, come la prevaricazione del legno con note di vaniglia e cioccolato che sembrano aggiunte. L’Italia ha dei territori che ben si prestano a questa grande leggerezza olfattiva, molto mediterranea, che oggi è super trendy, poiché componente fondamentale di una cucina più leggera. Ma noi italiani dobbiamo riprendere la consapevolezza e forza nel portare fuori ciò, poiché all’estero c’è una potenzialità pazzesca”.

Ognisanti di Novare Valpolicella Doc Classico Superiore
OGNISANTI DI NOVARE VALPOLICELLA DOC CLASSICO SUPERIORE 2021

Uvaggio: 95% di corvina e 5% di rondinella solo per esigenze di disciplinare, altrimenti Bertani per il suo Valpolicella classico superiore avrebbe scelto la purezza del vitigno principe del territorio.
Vinificazione: raccolta manuale, selezione dei grappoli in vigna e fermentazione ad acino intero in acciaio.
Affinamento: maturazione in botte grande di rovere francese da 50 ettolitri, dalla 2021 solo legni nuovi. Seguono sei mesi in cemento ed altrettanti in bottiglia prima della commercializzazione, che avviene a poco più di due anni dalla vendemmia.

La corvina su questi suoli mette in evidenza la sua componente pepata ed una pungenza al naso molto verticale, che nel tempo evolve in una nota di spezia dolce (dovuta all’alta componente tiolica propria del vitigno) che unita a sentori di frutta rossa fresca, all’arancia, al chinotto e un po’ di rabarbaro rendono l’olfazione molto intrigante e super elegante. La tostatura del legno dà al vino una spinta maggiore, più interessante, con quel sentore di pietra focaia in legno piacevolissimo, che valorizza il vino, non lo spegne e non lo copre. Palato vibrante, una concentrazione da terreni con matrice sabbiosa, un dolce tannino elegante e vellutato. A tratti ancora esuberante, il sapido slancio finale è meritevole di grande attenzione.

Le cinque annate degustate sono aromaticamente diverse ma tutte allineate come corpo, sapidità, piacevolezza, lunghezza. Elementi che le collegano ma una variabilità legata, sì all’annata climatica, ma anche al percorso che fanno in quell’anno, alla ricerca di piacevolezza, velocità gustativa, tipico carattere salato in bocca ed elevata approcciabilità alla beva.

La 2020 è figlia di un’annata più calda, più sbilanciata sulla concentrazione aromatica rispetto a finezza ed eleganza. Il fruttato rosso è più intenso, mentre l’agrume è un po’ più timido. Quel carattere di cola è particolarmente evidente, una nota piacevolissima e super intrigante, che può rendere l’approccio al vino delle nuove generazioni più facile.

Il 2019 è l’anno in cui lo stile di Ognisanti si incanala al meglio nel percorso tanto voluto e cercato in casa Bertani, leggero, delicato ed elegante, rappresenta un po’ il vino della consapevolezza, la prospettiva futura.

Il 2018, una grandissima interpretazione della corvina, oggi in stato di grazia. Aromaticamente ricorda la 2021, ma forse le manca quel tocco che ha saputo dare il legno all’ultima annata. Una parte è stata vinificata a grappolo intero. Il risultato è una raffinatissima componente vegetale che solleva un po’ il vino e si fonde magistralmente con la nota di un’arancia sanguinella.

Infine, la 2017 che si porta dietro, e dentro, un po’ della vecchia Valpolicella in termini di estrazione. Un tannino non ancora ben definito, più secco, non così elegante, che a tratti taglia la bocca togliendo un po’ di profondità al vino. Aromaticamente già molto interessante, con quel carattere di cola, di amaro, unione tra la ciliegia e l’arancia, l’amarena e il chinotto, il rabarbaro, che con gli anni stanno diventando i tratti peculiari che contraddistinguono questo vino.

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