100 sfumature di Bianco

Grande successo di pubblico alla sesta edizione de “Tutti i colori del Bianco”, forum nazionale sul vino bianco italiano organizzato dell’associazione Go Wine d’intesa con il Consorzio Tutela Vini Soave e Recioto di Soave tenutosi lo scorso 20 maggio a Milano.

Formula molto interessante per dimostrare che anche i vini bianchi possono essere più che longevi.

Ogni cantina presente alla degustazione ha messo in assaggio lo stesso vino prodotto in due annate differenti, di cui almeno una non più recente del 2009. Un’originale degustazione verticale tra vini bianchi di “razza” anziché “i soliti rossi”. Anche se, a dirla tutta, la regola data ai produttori non sempre è stata rispettata, per nostra fortuna!

Come nel libro di E.L James, i protagonisti di questa vicenda sono i più svariati, spesso molto diversi tra loro, accomunati da un unico comune denominatore: il pulsare della terra di origine che ne definisce il carattere, un’impronta digitale assolutamente unica e irrimediabilmente rara.

Ho scelto la Puglia come punto di partenza, forse perché ormai a me vicina in quanto meta di diverse fughe marine, facendo vista ad Alberto Longo di Lucera, patria del Cacc’e Mmitte e già apprezzatissimo per il suo rosso 4.7.7. Syrah, con il suo Falanghina “Le fossette”, un IGT Puglia bianco della zona di San Severo, nelle annate 2013 e 2009, molto intenso e persistente, grande acidità supportata da una struttura molto solida, probabilmente data anche dal mantenimento sulle fecce fini per tre mesi durante la vinificazione. L’annata 2009 conferma ovviamente la struttura, l’acidità è leggermente minore ma la sensazione al palato è quella di un vino che sta maturando molto bene che può trascorrere in bottiglia ancora qualche annetto.

Bianco7_Cuomo_lowE dalle vacanze ai luoghi della mia gioventù (non tanto lontana!) dove “incontro” (platonico) una delle vignaiole più conosciute in Italia, Marisa Cuomo e il suo Costa d’Amalfi “Fiorduva” annate 2012 e 2009. Uve surmature, autoctone (40% Nipoli, 30% Ginestra, e 30% Fenile) raccolta manuale, fermentazione tre mesi in barriques di rovere, un vino che ripeto spesso “non delude mai”. Unico dispiacere, almeno per me, che nessuno della famiglia, né Marisa né Andrea né Dorotea fossero presenti. Mi toccherà andare a trovarli a Furore. L’annata giovane è più intenso, tanti profumi varietali si susseguono, risulta molto complesso ma anche esuberante. L’annata 2009 invece lascia più spazio ad aromi secondari e terziari che man mano si stanno affinando, sicuramente tra i tre vitigni si sente di più la ginestra, mentre sta prendendo forza il vegetale, balsamico ma anche il classico cherosene dei vini bianchi invecchiati, il tutto racchiuso in un eleganza senza eguali.

Bianco8_LunaeBosoni_lowSempre in terra di mare, ma anche di terrazzamenti, ho fatto un salto in Liguria alla scoperta del vermentino di Lunae Bosoni, con il Colli di Luni “Etichetta nera” 2013 e 2012. Purtroppo non è stato possibile apprezzare la longevità di quest’etichetta, il 2013 troppo giovane, il 2012 molto interessante, ma fortunatamente in degustazione c’era anche il “numero chiuso” annata 2009. Vermentino in purezza, il 2009, solo i grappoli migliori superano la selezione finendo in 2600 bottiglie dall’etichetta nera, un marchio d’orato impresso a fuoco e dopo un viaggio che dura più di 3 anni, dalla macerazione a freddo sulle bucce, passando dalla fermentazione in vasca d’acciaio, una maturazione in botti medie di legno di rovere per almeno 14 mesi sui propri lieviti fini, poi almeno 8 mesi in botti in acciaio e per finire una maturazione in bottiglia di almeno 2 mesi. Già dal colore e dai suoi riflessi si intuisce l’intensità, la persistenza e la ricchezza dei suoi profumi, frutta matura, esotica, erbe aromatiche e balsamiche e delle note agrumate in sottofondo. Elegantissimo, al palato è morbido, suadente, la dolcezza si sente, si palpa, si mastica, anche per ben bilanciare l’alcolicità (14 gradi alcolici). Ottima spalla acida senza la quale non sarebbe risultato così morbido. Il finale è più che lungo con il classico retrogusto amaro che richiama la mandorla

Bianco1_Cieck_lowAttraversando le alpi liguri, mi son fermato ad Agliè, nel canavese, patria dell’Erbaluce di Caluso, dal 2010 docg, non sottraendomi ad una buona chiacchierata con Lia Falconieri dell’Azienda Cieck, tra le migliori espressioni del territorio. In degustazione c’era sia Erbalude di Caluso “Misobolo” nelle annate 2013 e 2012, versione tardiva “T” 2011 e 2012. Nonostante le due annate si equivalessero, ho preferito la versione classica. L’annata attuale ha una spiccata acidità, simbolo proprio di questo vitigno, la giovane età si percepisce dal colore, giallo paglierino con riflessi verdognoli , molto raffinato ed elegante al naso, floreale bianco e frutta bianca in primis (pera, mela) con una leggera nota agrumata sul finale ed un sentore di erbe aromatiche. Di spiccata acidità in bocca, risulta alquanto sapido e di buona struttura ed un finale persistente. Rispetto al “Misobolo”, la vendemmia tardiva mi è sembrata un po’ seduta, non briosa ed esplosiva come la prima. Ho avuto la sensazione che mancasse proprio la caratteristica principale dell’erbaluce, questa sua esplosiva acidità. Forse troppo morbido per un “Caluso”. Si ha subito la sensazione di essere davanti ad un vino deciso, con un finale ancora più lungo, denso, maturo, complesso. Per una questione sempre e solo di personalissimi gusti, io ho preferito il primo.

Bianco2_Negro_lowDal Canavese a Roero per un piccolo strappo alle “sfumature di bianco”, degustando il Roero Arneis Docg Metodo Classico Extra Brut 2008 di Negro. La metà della fermentazione in barrique con i propri lieviti, una presa di spuma tra aprile e maggio successivi alla vendemmia e almeno 60 mesi di affinamento sui lieviti, lo rendono semplicemente eccezionale. Un consiglio, provate il loro Roero Arneis “Perdaudin” rigorosamente invecchiato!

 

Bianco6_Petrussa_lowCon un passaggio a Nord Est, arrivo nell’infaticabile Friuli, terra di grandi bianchi da invecchiamento.

Prima tappa da Petrussa per il COF Friulano annate 2013 e 2009. L’ultima annata è più classica, un giallo paglierino, floreale, fruttato bianco ed erbe aromatiche, in bocca è sapido al punto giusto, buona freschezza con un bel tocco di mineralità. Già dal colore del 2009, più inteso tendente all’oro, sono molto più marcate le sensazioni vegetali, ancora buona l’acidità ma grazie agli anni si è un po’ smorzata rendendo questo vino molto morbido ed equilibrato.

Quindi da Alvaro Pecorari di Lis Neris che ci a deliziato con il Pinot Grigio “Gris” 2011 e 2007 e con Il Sauvignon Blanc “Picol” 2012 e 2007. Il Gris, tra i migliori Pinot Grigio in purezza in circolazione, prodotto come un tempo, fermentazione e maturazione in botti di rovere francese. Già dal suo colore si percepisce l’intensità, fiori, frutta esotica, si sente il calore della stagione e la ricchezza della terra che dà struttura e mineralità, ancora più accentuata nella versione 2007.

Il Picol, è il Sauvignon Blanc fatto persona, fermenta in acciaio ma matura anche in legno, intenso, elegante ma non sfacciato, forte personalità che ammalia con la sua morbidezza già dal primo sorso.

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Altro strappo ai bianchi secchi me lo sono concesso al banco della cooperativa produttori Erbaluce di Caluso per degustare il loro passito senza privarmi di ammirare la loro splendida bottiglia che, come riportato in una foto del tutto naturale, rimane la più affascinante della serata.

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Forse non avrò colto tutte le “100 sfumature di bianco” ma di certo ho gustato ciascun capitolo che questi nostri preziosi produttori hanno voluto scrivere con l’unicità dei loro vitigni, potendo lasciare una recensione impeccabile di questo fantastico romanzo!

 

 

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