Live Wine e gli Artigiani del Vino

Articolo pubblicato a marzo 2015 su LorenzoVinci.ilgiornale.it (https://bit.ly/2FdUuXG)

Chissà se gli organizzatori si aspettavano un trionfo così per la prima edizione di LIVE WINE, il Salone Internazionale del Vino Artigianale che si è svolto al Palazzo del Ghiaccio di Milano dal 21 al 23 febbraio.

Nato dalla collaborazione con la storica edizione Vini di Vignaioli-Vins de Vignerons, tenutasi a febbraio 2014 a Cascina Cuccagna, l’evento aveva tutte le premesse per essere un successo.

Il format adottato questa volta era di respiro più internazionale (Expo 2015 oriented!) e il cambio di location ne è stato un segnale forte. La cascina ha lasciato posto al Palazzo, da una dimensione artigianale a un allestimento sobrio e funzionale, molto ampio in cui i banchi di degustazione hanno avuto il loro meritato spazio.

Fondamentale per ogni buona riuscita è la presenza dei produttori, e i 140 intervenuti in prima persona hanno garantito il risultato, insieme anche alla presenza di quattro aziende di distribuzione che han messo a disposizione altre etichette.

I Vigneron presenti, confrontati con oltre 4.000 visitatori (2.500 privati e 1.500 operatori), si possono definire accomunati dal grande rispetto per la terra. Forte rilievo è stato dato alle aziende di piccole dimensioni i cui produttori, definiti dagli organizzatori stessi “artigiani del vino”, indipendentemente dalla conduzione biologica, biodinamica o naturale, cercano di usare il meno possibile prodotti chimici di sintesi e in cantina non ricorrono all’utilizzo di additivi, con l’obiettivo anche di avere un basso contenuto di solfiti o addirittura azzerarli.

Il vino purché sia naturale, salubre, sano e con un ritorno al passato, come garanzia di bontà!

Una piccola escursione in giro per l’Italia ci farà respirare un po’ di questa natura!

Due realtà molto interessanti le ho scovate nel Südtirol.

La prima riguarda la Tenuta Thomas Niedermayr, già conosciuta come Hof Gandberg, maso che da oltre vent’anni punta sulla viticultura biologica, che ha cambiato nome proprio perché Thomas, giovane vigneron, a soli 26 anni ha preso in mano l’azienda fondata dal padre Rudolf. Azienda legata al biologico (di cui si può considerare quasi uno dei precursori!), fa la scelta vincente introducendo nei propri vigneti, oltre naturalmente al Pinot Bianco, vitigno principe della zona, alcune nuove varietà ibride resistenti alle crittogame (Piwi) eliminando così erbicidi e pesticidi.

Con nomi un po’ particolari, come il Bronner, il Nova, Cuvée Sonnerein, questi vini rispettano in pieno il territorio dai quali provengono. Quasi l’85% dei vigneti del maso appartiene a queste varietà.

Il T.N. 04 2013 Bronner è una vendemmia quasi tardiva, fermentazione in acciaio senza controllo della temperature e maturazione sulle proprie fecce per circa 7/8 mesi. Profumo delicato di frutta, un’elegante sapidità in bocca, una nota erbacea e speziata accompagnata da una frutta matura.

Il T.N. 06 2012 Bianco, da uve Souvignier gris, altra varietà resistente alle crittogame. Si presenta di un colore paglierino intenso, al naso intenso e elegante, al palato una delicata nota speziata e una nuance di mandorla. Questa rappresenta la prima riserva della Tenuta, affina per 16 mesi, il 50% in acciaio e il restante in legno. Particolare la sua lenta fermentazione della durata di 14 mesi!

Il T.N. 99 2013 Cuvèe, la cui varietà principale si chiama Solaris, impiantate nel 1999. Le varietà aromatiche Muscaris e “Fr. 50/64” completano la composizione. Si presenta di un colore giallo paglierino, brillante, al naso un profumo di rose e sentori di noce moscata e frutta esotica. Al palato spicca la sua freschezza e la sua persistenza.

Un altro altoatesino che ha stuzzicato la mia curiosità è Patrick Uccelli, con la sua Ansitz Dornach.

Produzioni limitatissime, riprese solo nel 2008, dopo decenni in cui l’azienda di famiglia ha commercializzato le proprie uve, Patrick tornato a Salorno e intuendo le potenzialità della sua terra, ha deciso di vinificare in proprio parte della vendemmia e i risultati non si son fatti attendere. Molto originali i nomi dei suoi vini.

Il Pinot Bianco, ha il gene dei maschietti, quindi l’ha chiamato XY. Solo 2.051 bottiglie nel 2011, 30 anni per le vigne più vecchie, la fermentazione completamente spontanea avviene in piccole botti di rovere francese, l’affinamento avviene “sur lie” per 4/5 mesi, poi resterà circa una ventina di mesi in barrique prima dell’imbottigliamento, dove farà un ulteriore periodo di affinamento.

Caratterizzato da alcuni riflessi verdognoli alla vista, al naso si presenta molto fine e intenso, si spazia dai fiori agli agrumi, con punte di frutta bianca matura, il legno si fa sentire con le sue nuance di vaniglia e spezie. Al palato è molto morbido, ma soprattutto persistente.

XX invece è il Pinot Nero dedicato alle donne, 1.927 bottiglie del 2011, fermentazione e lunga macerazione in piccoli tini di legno. Dopo la svinatura, il vino affina per 20 mesi in piccole botti di legno ed un altro anno in bottiglia. Un vino che in ogni caso ha conservato i suoi profumi primari di fiori e frutta rossa. Un vino molto elegante e strutturato al palato.

Infine il G. o “Punto G”, come simpaticamente lo chiama Patrick, un Gewürztraminer “orange wine” in stile ossidativo a tiratura super limitata, ve vendemmia 2011 ha prodotto solo 129 di Magnum. Più facile degustarlo che descriverlo! J

Dal Tirolo a quell’antro della Campania che sa tirar fuori anche il meglio dalla propria terra con il giusto amore e rispetto. Ed è proprio alle falde dello splendido vulcano spento di Roccamonfina, una sorta di paradiso terrestre per chi non conosce queste zone, che si scoprono luoghi incontaminati. Uno scenario di pascoli, boschi e prati che per bellezza non si differenzia molto dall’Alto Adige (se non per le altitudini!) e che offrono vini eccellenti grazie ad una viticultura sostenibile, nel rispetto del territorio e della gente che ci vive.

Sono queste le caratteristiche dei vini dell’Azienda Agricola I Cacciagalli di Teano in provincia di Caserta. Un’azienda biodinamica condotta da Diana Iannaccone e Mario Basco, 26 ettari di cui solo 6 a vigna. Alcuni dei loro vini fermentano in anfore, in cui avvengono anche la macerazione e l’affinamento.

Tra le etichette in degustazione il nuovo bianco Zagreo, un Fiano in purezza, fermentazione con macerazione di 3 mesi in anfora ed affinamento sempre in anfora di 4 mesi.

Tra i rossi Il Phos, un Aglianico in purezza, con fermentazione e macerazione in anfora per 5 mesi, utilizzo di solo lieviti indigeni e nessuna filtrazione; lo Spheranera, Pallagrello nero 100%, 6/7 mesi di fermentazione e macerazione in anfora, ed ulteriori 2 mesi di affinamento sempre in anfora; ed il Lucno, un Piedirosso 100%, vitigno autoctono campano conosciuto anche col nome di “Per’e palummo”, un ancoraggio al passato per chi è originario come me della Campania Felix, come amavano chiamarla gli antichi romani, da cui il fascino per questo meraviglioso territorio e per i suoi vini.

Salpando per la Sicilia e puntando ad ovest, molto ovest, si incontra Viteadovest, paradigma di vite che crescono nell’estremo lembo dell’isola, con i vigneti a Marsala e a Mazara del Vallo. Quasi tutte le vigne sono ad alberello con delle rese molto basse, una raccolta manuale per rispettare l’integrità dell’uva e una fermentazione alcolica spontanea grazie ai lieviti indigeni presenti nelle bucce ed in cantina. Il prodotto finito è il più naturale possibile, possibile per la maturazione per un anno sulle fecce nobili che lo arricchiscono e lo proteggono. Solo il tempo ed i travasi danno la brillantezza e l’intensità al vino, che viene imbottigliato senza subire filtrazioni. Un’azienda familiare condotta in cantina da Vincenzo, enologo, che dopo anni di esperienza e vendemmie portate a termine per altri ha deciso di far rinascere l’azienda di famiglia.

In degustazione il Bianco IGP Terre Siciliane, 80% Grillo, 20% Cataratto, quindici giorni di macerazione sulle bucce, un anno di affinamento, per metà in acciaio e per l’altra metà in vecchie barrique di quinto passaggio, ed ulteriori 4 mesi in bottiglia.

Il Rosso IGP Terre Siciliane invece è un uvaggio di Nero d’Avola e Nerello mascalese, identiche quantità, vigneti molto più giovani, circa 5 anni rispetto ai 30 anni dei vitigni a bacca bianca. Fermentazione in uvaggio, lunghe macerazioni con frequenti follature manuali; poi una soffice pressatura con il tradizionale torchio idraulico. Affina 12 mesi in tonneau usati.

Dulcis in fundo con il passito rosso che ha un nome particolare “Ciauru ’i’passula” (odore di uva passa), 80% Cabernet Sauvignon, 10% Nero d’Avola, 10% Nerello mascalese. Il motivo della scelta del Cabernet Sauvignon? Semplice, già che c’era una parcella già impiantata, perche non sfruttarla. Davvero niente male il risultato raggiunto. Il Cabernet appassisce per metà sui graticci al sole e per metà in fruttaia. Vinificazione in rosso e, man mano che la fermentazione rallenta, si svina, si aggiunge altra uva passa, e così via fino al naturale arresto dei processi fermentativi. Il passito affina 12 mesi in tini acciaio e non meno di 4 mesi in bottiglia.

Una menzione di merito la vorrei dedicare a Meteri, azienda di distribuzione di alcune eccellenze tra i vini (principalmente italiani e francesi) sapientemente selezionati in virtù di un’esperienza di oltre quindici anni nell’ambito del vino biologico, biodinamico e naturale in genere.

Ogni produttore e ogni azienda sono scelti attraverso un rigoroso percorso di ricerca, che prevede la visita dei luoghi, la conoscenza degli uomini, la frequentazione degli ambienti di vinificazione e affinamento, e solo dopo una successiva degustazione e approvazione, una nuova etichetta diventa “Meteri”.

Ammaliato dalla profonda conoscenza che Raffaele Bonivento ha di queste piccole realtà, in alcuni passaggi del suo racconto sembrava proprio di avere di fronte uno dei produttori della Loira per la passione che ci metteva nelle sue narrazioni.

Saranno state circa una quindicina le etichette “raccontate” insieme a lui, di cui non ne potrei ricordare tutte J ma con un piccolo sforzo ne riporto qualcuna.

Les Annes Folles 2012 Pineau D’Aunis Cuvée Special di Jean Pierre Robinot (Les Vignes de l’Ange Vin), uno spumante ancestrale dalle migliori uve di Pineau d’Aunis. Rifermentato in bottiglia sui suoi stessi lieviti, sboccato “à la volée”, zero dosaggio, senza solfiti.

Premier Rendez-vous 2013 di Lise et Bertrand Jousset, uno Chenin blanc in purezza di Montlouise sur Loire – Touraine, vinificato in barriques usate, affinato per un anno e imbottigliato senza chiarifiche ne filtrazioni.

Vin de France Sauvignon Surin 2012 di Bruno Allion – Domaine de Pontcher, un Sauvignon blanc da vigne di 50 anni.

Cour-Cheverny 2010 di Terra Laura – Domaine de Montcy, un Romorantin in purezza, vitigno autoctono della Loira, da vigne di 60/70 anni.

Irreductible Pineau D’Aunis Rosè 2013 Clos Roussely. Un Pineau d’Aunis vinificato rosato da una vigna di più di 70 anni sulla collina di Angè sur Cher.

Les Dorrées Chenin 2010 di Renaud Guettier (La Grapperie), uno Chenin blanc da unica parcella di 110 anni affinato 30 mesi in legno vecchio.

E proseguendo sempre con Guettier, La Désirée Chenin 2008, cinque anni di barrique vecchia per affinare questo chenin blanc in stile ossidativo. Adonis Pineau D’ Aunis 2013 e infine L’Enchanteresse Pineau D’Aunis 2010, da vigne di 110 anni.

Chiudendo in bellezza con Saumur Champigny Les Murs Cabernet Franc 2013 Clos Cristal di Eric Dubois, la Cuvée del mitico “muro” di Saumur. Riflettente e accumulatore di calore, un vigneto di Cabernet Franc condotto in biodinamica e piantato nel 1929.

Parlare di artigiani è quasi sempre immaginare dedizione al lavoro, manualità, capacità e unicità del risultato. Ed è proprio questa la consapevolezza che mi porto a casa dai Vini Naturali, la certezza che quando alla natura ci si approccia con i valori della tradizione, i vini che ci restituisce sono quelli che non ti scordi e che speri di rincontrare subito, magari in compagnia dell’artigiano che li ha prodotti!

[Photo Credit: Antonio Cimmino]
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