Bollicinedoc sulla Città di Trento

Articolo pubblicato a dicembre 2015 su LorenzoVinci.ilgiornale.it (https://bit.ly/2GLObMy)

Che si tratti della Ferrari delle bollicine italiane, del campione di ciclismo da 51,151 km l’ora, dello skyrunner sfegatato, della madame delle Dolomiti o dell’artigiano di “Re vin”, non c’è produttore che non ci metta la stessa passione, la stessa cultura, la stessa attenzione e soprattutto lo stesso rispetto del territorio e delle sue tradizioni secolari, per produrre uno tra i migliori spumanti metodo classico al mondo, il Trento Doc (“Bollicine di Montagna” per gli indigeni!)

Quest’anno, dal 26 novembre al 13 dicembre, si è tenuta per l’undicesima volta la manifestazione “Trentodoc: Bollicine sulla Città” organizzata da l’Istituto Trento Doc e dalla Camera di Commercio I.A.A., con il supporto della Provincia autonoma di Trento, dedicata proprio alla scoperta delle caratteristiche peculiari e di eccellenza del metodo classico trentino, che racchiude in se l’essenza di questo splendido territorio.

Un target di pubblico molto ampio, con attenzione sia agli operatori di settore sia agli appassionati di bollicine, come i “semplici” turisti, nell’ottica di fare rete tra i tanti operatori coinvolti (cantine, ristoranti, winebar, enoteche, albergatori) con l’Apt di Trento che ha predisposto dei pacchetti turistici ad hoc.

La manifestazione è stata anche l’occasione per festeggiare i traguardi, davvero notevoli, raggiunti nel 2015 dal Trentodoc.

Innumerevoli i riconoscimenti delle guide di settore, dai 3 Bicchieri Gambero Rosso alle Chiocciole di Slow Wine, dalle 5 bottiglie de Vini d’Italia dell’Espresso alle Super3stelle Veronelli, dai 5 Grappoli Bibenda alle 4 Viti dell’AIS, dalle 5 Sfere Sparkle alle TreStelle di DoctorWine, fino al bellissimo premio che lo stesso Daniele Cernilli ha voluto assegnare ad un Trentodoc come miglior spumante dell’anno, prodotto da uno dei grandi protagonisti della storia vitivinicola trentina Lionello Letrari ed il suo Trentodoc 976 Riserva del Fondatore Brut 2005.

Oltre a questi, molti i premi a livello internazionali. All’estero infatti conoscono molto bene la storia centenaria del Trentodoc, iniziata con Giulio Ferrari, un giovane ragazzotto di Trento, enologo, fresco di diploma all’Imperial Regia Scuola Agraria di San Michele, mandato dal padre in giro per l’Europa per ampliare le sue conoscenze e continuare a studiare. Un viaggio che terminò con la consapevolezza che il territorio trentino non fosse poi così diverso dalla Champagne, e forse con un po’ di sfrontatezza, propria dei giovani, pensò addirittura che gli spumanti metodo classico potessero essere migliori.

Così nel lontano 1902 produsse le sue prime 200 bottiglie di metodo classico trentino, e negli anni riuscì a trascinare con sé in questo progetto altre aziende che seguirono il suo esempio.

Un secolo di storia, quindi, per le Cantine Ferrari, e due nomi per far diventare quelle iniziali 200 bottiglie vendute alle attuali 5 milioni prodotte (oltre 20 milioni, invece, le bottiglie che stanno maturando nella loro cantina): ovviamente Giulio e soprattutto Bruno Lunelli, che nel 1952 acquistò, proprio da Giulio, il marchio Ferrari. I figli, Gino, Franco e Mauro hanno fatto diventare quest’azienda la miglior espressione del Metodo Classico in Italia e ambasciatrice dell’Arte di Vivere Italiana.

Oggi siamo alla terza generazione, con Marcello, Camilla, Matteo e Alessandro, ma la quarta è già lì pronta a portare alta la bandiera dell’eccellenza, rimanendo sempre fedeli agli insegnamenti di Giulio Ferrari.

Ed è proprio Ferrari la cantina “più riconosciuta” a livello internazionale. Nel 2015 si è aggiudicato il titolo di “Sparkling Wine Producer of the Year”, un titolo con cui si è imposta sugli altri due finalisti, i produttori di Champagne Charles Heidsieck e Luis Roederer, nel concorso internazionale The Champagne and Sparkling Wine World Championships 2015, la competizione ideata dal famoso giornalista e scrittore Tom Stevenson, nata con l’obiettivo di creare un annuario mondiale dei migliori Champagnes e vini spumanti (in cui molti spumenti trentini sono stati premiati).

Uno straordinario risultato che si aggiunge al premio al Ferrari Perlé 2006 Trentodoc come Best Italian Sparkling Wine.  A conferma dei risultati ottenuti in questo contest, Ferrari si è aggiudicata anche l’ “European Winery of the Year” ai Wine Star Awards della rivista americana Wine Enthusiast.

A completare il successo, la nomina di Matteo Lunelli a “L’imprenditore dell’Anno 2015” per la categoria Family Business, dalla Giuria del Premio EY, composta da importanti personalità del mondo finanziario, imprenditoriale e istituzionale per la particolare attenzione che, da oltre un secolo, la famiglia Lunelli dedica al territorio e alla continua ricerca dell’eccellenza. Un’ulteriore conferma viene dall’incarico di Presidente del The International Wine and Spirit Competition (IWSC) per l’anno 2016, il concorso che da oltre 40 anni promuove e premia i migliori vini, distillati e liquori al mondo con un attentissimo processo di valutazione, che vede impegnati oltre trecento tra Masters of Wine, sommelier, buyer, educatori qualificati WSET e grandi nomi del giornalismo del vino. Erano 20 anni che alla guida non ci fosse un italiano.

Doveroso il merito della crescita del territorio e del TrentoDoc anche all’Istituto Trento Doc che promuove l’omonimo marchio territoriale nato nel 2007 dall’esigenza di rafforzare l’identità collettiva del prodotto, valorizzare il suo legame con il territorio, l’impegno dei produttori e soprattutto proteggere e promuovere il metodo classico trentino.

Un incremento molto costante in questi ultimi ani (circa un 6% ad anno), che ha portato a vendere nel 2014 circa 7 milioni di bottiglie ed a “tirarne” circa 8 milioni e mezzo.

Uno sviluppo che non riguarda solo i numeri, ma soprattutto la qualità. Non è un caso, infatti, che gli aumenti più considerevoli, nettamente superiori alla media, riguardano Riserve e Millesimati (+13%), ad ulteriore dimostrazione di come il mercato riconosca e premi proprio l’eccellenza del Trentodoc, incluso quello straniero, considerando che la quota export è il 20%. Tra le altre novità del 2015, visto anche l’interesse di molte case spumantistiche a produrre rosé di qualità, è stata approvata una modifica al disciplinare di produzione D.O.C. Trento con l’introduzione del Trentodoc Rosato Riserva.

I riconoscimenti arrivano anche a livello collettivo se si pensi alla partnership, siglata a marzo, con l’Istituto Master of Wine, la più importante istituzione accademica del mondo del vino, con cui l’Istituto Trento Doc sta collaborando attivamente nell’organizzazione di eventi e incontri fornendo un’assistenza diretta, proprio, al programma educativo promosso dai Master Of Wine.

Tutta quest’eccellenza si è potuta ammirare, oltre che nei mille eventi sparsi per la città, nella due giorni organizzata nella splendida cornice del Muse, il museo delle scienze progettato da Renzo Piano.

Ben 37 case spumantistiche delle 43 afferenti all’Istituto, compresi gli ultimi due ingressi, la cantina sociale di Rovere della Luna, e Maso Poli della famiglia Togn, già associata al Trentodoc con l’altra loro azienda Gaierof.

102 etichette da degustare, a dimostrazione dell’ampio ventaglio di caratteristiche di questi spumanti, dai Sans Année ai Millesimati e alle Riserve, dai Brut ai Pas dosé, dai Blanc de Blanc ai Rosé.

Io ne ho approfittato per degustare Riserve e Rosé, impossibile nominarli tutti anche se sarebbe più che corretto visto l’ottimo livello qualitativo raggiunto, ma “mi limito” ad enunciare quelli che come sempre mi fan battere il cuore.

Come il Paladino extra brut millesimato 2010 di Revì, uno chardonnay in purezza coltivato a 700 metri s.l.m, alla spasmodica ricerca del 100% biologico, dall’uva al packaging, dalla bottiglia serigrafata e inserita in un sacchetto di cotone alla foglia di pannocchia utilizzata al posto della capsula. La sua permanenza sui lieviti per almeno 50 mesi gli dona delle note leggermente tostate, vaniglia, pistacchio, noccioline ed una fragrante nuance di lievito. Al palato la frutta secca si esalta e accostata alla sapidità che ha, dona un finale molto lungo, con un ritorno piacevole di agrumi maturi che gli regala una ventata di freschezza.

Molto più che interessanti sono risultati le riserve presentate in formato Magnum da Maso Martis, come ad esempio  il Brut Riserva 2007, 70% Pinot Nero e il restante Chardonnay, 92 mesi sui lieviti di forza, freschezza e sapiente sapidità. Ma quando Antonio e Roberta Stelzer portano con sé la Madame Martis Brut Riserva 2005, 9 anni sui lieviti, cuvée di Pinot Nero (75%) e Chardonnay (25%) ma con una piccola percentuale di Pinot Meunier (5%) non ce n’è per nessuno!

Una chicca della manifestazione, il Brut Riserva Methius dell’Azienda Vinicola F.lli Dorigati, come già ampiamente detto uno tra i più longevi metodo classici italiani, a maggior ragione quello degustato al Muse, il millesimo 1990, una “freschezza” che ha sostato quasi 25 anni sui lieviti J.

Tra i rosé, dai 24 mesi sui lieviti del Monfort Brut Rosé s.a., Chardonnay e Pinot nero in egual misura, che provengono dalle zone collinari di Trento e Pergine Valsugana dall’intenso bouquet floreale, ai 30 mesi di affinamento del Trentodoc Opera Rosé Noir Opera Vitivinicola in Val di Cembra, cha ha aperto in Val di Cembra una delle strade su Pinot Noir in purezza, passando dal Rosé Millesimato 2012 di Pedrotti Spumanti, il cui colore nel calice ne esalta l’eleganza, arrivando ai 60 mesi del TrentoDoc di Endrizzi, il Rosé Pian Castello 2009, sempre Pinot nero 100%, elegante, sontuoso, raffinato e con un gran bel corpo.

Una delle novità di questa manifestazione è stata la presentazione del “fiocco rosa” in casa Moser, ma questa volta il colore della maglia ciclistica non c’entra niente, si parla invece del TrentoDoc Moser Rosé Extra Brut 2011, perché come affermato da Carlo Moser, figlio di Francesco, e Vicepresidente dell’Istituto Trentodoc, una casa spumantistica non può essere considerata tale se produce una sola etichetta. Ora con la nascita della “sorellina” di quel Brut 51,151, che tante soddisfazioni sta dando alla famiglia Moser, non ci sono più scuse.

Le uve di Pinot nero sono selezionate e raccolte a mano da meno di un ettaro di vecchie vigne che oltre trent’anni fa furono piantate intorno a Maso Villa Warth. Pressatura delle uve intere, macerazione di circa 30 ore e fermentazione in acciaio del solo mosto fiore, dopo un periodo di affinamento sui lieviti di almeno 40 mesi. Solo 3000 bottiglie prodotte, che ricercano il giusto equilibrio tra eleganza, struttura, freschezza, sapidità e persistenza!

Bollicine di montagna che esprimono oltre un secolo di storia, diversi territori e terroir, passioni e tradizioni: tutti elementi che come dimostrano ricercatori francesi e tedeschi, li ritrovi direttamente nel bicchiere!

Questo ma anche altro è Trentodoc e le sue #StoriediWine

[Photo Credit: Antonio Cimmino]

 

, , , , , , ,