Appunti su “Milano Food&Wine Festival”, 8-10 febbraio 2014

Dopo il grande successo delle prime due edizioni, anche quest’anno si è tenuto il MILANOFOOD&WINEFESTIVAL al MiCo – Milano Congressi, da sabato 8 a lunedì 10 febbraio 2014.

La manifestazione, organizzata da Helmuth Köcher, presidente e fondatore del Merano Wine Festival, in collaborazione con Paolo Marchi, ideatore e curatore del congresso internazionale di cucina d’autore Identità Golose, in contemporanea negli stessi giorni a Milano, ha visto una grande affluenza , sia nelle giornate di sabato e domenica che in quella del lunedì, riservata ai professionisti del settore.

Helmuth Köcher, con una selezione di più di ottanta produttori, ha messo a disposizione del pubblico circa 240 tra le migliore etichette del panorama nazionale e un paio di quelle estere.

Ai banchi di degustazione ho ritrovato 54 DOCG, circa 120 DOC, una cinquantina tra IGT e IGP, alcuni VSQPRD ed etichette straniere come Champagne Ecry e Nina Ananiashvili (Georgia).

TrentoDoc_3Al solito le priorità le stabilisce la mia passione, il metodo classico è sempre il mio banco di inizio, in questo caso degnamente rappresentato dall’Istituto Trento Doc, con ben 20 Trentodoc in degustazione, scelta non solo confermata ma esaltata da queste “bollicine di montagna”:

TrentoDoc_1Concilio 600uno, San Michael Brut 2009, Cantina Aldeno Altinum, Opera Brut 2008, Moser Francesco 51,151 Brut, Zeni Giorgio, Vivallis Valentini Di Weinfeld, Pisoni Brut Millesimato 2009, Revì 2009 Paladino Millesimato, Zeni Roberto, Rotari 2008 Alperegis Millesimato, Abate Nero Domini Nero Brut Millesimato2008, Monfort Riserva 2008, Pedrotti Bouquet Brut, Letrari 2008 Brut Riserva, Methius Riserva 2008, Redor Brut Riserva 2007, Maso Martis Riserva 2007, Ferrari Perlé 2007, Altemasi Riserva Graal 2005.

TrentoDoc_2

Da Trento alla Francia passando per i Pas Dosè Franciacorta, al Milano Food&Wine Festival era possibile!

In degustazione sia il più conosciuto Cellarius 2007 di Guido Berlucchi che la Riserva Secolo Novo Dosage Zero de Le Marchesine, piccola e innovativa azienda che produce questa etichetta soltanto nelle grandi annate come quelle del 2002 e del 2005.

Dalla riserva ai cugini francesi il passo è stato breve: Encry, l’unica maison italiana in terra di Champagne, con i suoi Grand rosé 2010, Brut 2009 e Zero Dosage 2009.

Il mio viaggio è continuato tra i bianchi, di breve durata con una sola sosta alla conferma del Fiorduva Furore Bianco Costa d’Amalfi 2011, di Marisa Cuomo, blend campano autoctono prodotto con 40% Nipoli, 30% Ginestra, e 30% Fenile. Nessuna sorpresa, questa etichetta non delude mai!

GilloDorfles2bI rossi mi hanno trattenuto in Campania, nel salernitano, a Giungano, dove la cantina San Salvatore mi ha regalato  delle grandi emozioni. Giuseppe Pagano, titolare dell’azienda, non si è risparmiato in aneddoti e storie sul maestro Gillo Dorfles, pittore, filosofo e critico d’arte, che ha dedicato al Cilento e al vino di San Salvatore ben 12 suoi magnifici disegni. La cantina ha ricambiato l’omaggio utilizzando queste immagini come etichette delle 12 annate del loro aglianico riserva Omaggio a Gillo Dorfles. Il connubio tra arte e vino ha ancora una volta esaltato questo mio amore per la bellezza in tutte le sue forme.

In costiera amalfitana vorrei segnalare un aglianico particolare, al naso e al palato diverso dal suo genere, è il Cruàra 2010 di Borgo Giulia, intenso ed elegantissimo, con sentori di frutta nera, caldo ma non bruciante a dispetto dei suoi 14° alcolici, molto morbido con tannini delicati e mai aggressivi.

Ho lasciato il Sud per puntare alla Valtellina, territorio d’elezione dell’enografia lombarda, dove Rivetti & Lauro coltiva il suo Nebbiolo su terrazzamenti protetti da muretti ed effettua la vendemmia esclusivamente a mano.

Una deviazione verso i bianchi me la sono concessa con il loro Calis Terrazze Retiche di Sondrio IGT, 50% Nebbiolo e  35% Pignola vinificati in Bianco, e restante Sauvignon. Una gran bella evasione!

Tornato ai rossi ho assaggiato il Sotamà (parola dialettale dal simpatico significato “alla portata di tutti”) 2011, Terrazze retiche di Sondrio IGT, Nebbiolo 90% e Shiraz 10%, vaniglia e frutti rossi, con presenza di un tannino molto morbido ed equilibrato.

A seguire il (il ‘vino’ dialettale) 2010 Valtellina Superiore DOCG, Nebbiolo in purezza, il cui 30% di appassimento parziale delle uve ne rafforza il corpo e i profumi donando un coloro rosso granato intenso.

Ho concluso con il complesso Sforzato dell`Orco 2010 IGT e ammirando tutte le bellissime etichette della Rivetti & Lauro.

Per degustare qualche Ripasso e Amarone ho scelto Monte Zovo, uno dei tre brand della famiglia Cottini, dedita alla viticultura da quasi un secolo.

MontezovoCalinvernoL’Amarone della Valpolicella Riserva 2008 è un vino molto equilibrato, elegante ed espressivo, l’appassimento gli conferisce struttura e intensità. Colore rosso rubino intenso, sentori di frutta matura, ciliegie, confettura e spezie, in particolar modo vaniglia e cannella. In bocca è rotondo, caldo e ben strutturato con un fin di bocca molto persistente.

La chicca di quest’azienda, a mio parere, è il Ca’ Linverno Rosso Veronese 2010, un vino unico nel suo genere grazie ad un particolare processo di doppio appassimento, naturale in pianta prima e rifinitura in fruttaio poi, che dona a questo vino intensità aromatica, struttura ed equilibrio e ben  14.5 gradi naturali. Di colore rosso rubino carico, al naso è molto interessante ed elegante, con note di frutti di bosco maturi in evidenza. In bocca è rotondo, fresco ed equilibrato con un tannino molto vellutato.

Tappa d’obbligo il Salento, grande terra di rossi, per me sinonimo di Primitivo, nelle denominazioni Manduria DOP e IGP Salento. L’ attenzione è caduta sull’Antica Masseria Jorche, un’azienda che negli ultimi anni si sta contraddistinguendo per il suo impegno nel recupero e la valorizzazione dei vitigni tipici della zona, coniugando tradizione e innovazione anche grazie all’attivissima nuova generazione under30.

JorchePrimitivoRiservaIl suo Soltema Primitivo del Salento IGP 2011 ha un colore rubino intenso con riflessi aranciati, al naso è pulito, intenso, frutti di bosco, boisè e leggermente etero, al palato è di corpo, rotondo quasi vellutato, fresco leggermente sapido e giustamente tannico, nel complesso equilibrato. Il fin di bocca è sufficientemente persistente

Il Primitivo di Manduria DOP Riserva 2010, invece ha un colore rosso rubino intenso tendente al granato, al naso molto intenso ed elegante, fruttato (amarene, more, prugne), speziato (liquirizia) e boisè con note di cacao e caffe. In bocca robusto, morbido equilibrato con un tannino molto elegante, il finale è molto persistente.

Come il dessert per ogni ottimo pasto, ho cercato la dolcezza nei moscati d’Asti DOCG, il Crivella Moscato d’Asti 2003 e il Canè Moscato d’Asti 1999 di Marco Bianco di Santo Stefano Belbo nel cuneese, entrambi con un affinamento in doppia cifra!

Inebriato nel gusto e affascinato dalle storie e dalle persone che rendono viva ciascuna bottiglia, ho partecipato alla degustazione guidata di TRENTO DOC con Helmuth Köcher, “L’espressione e l’identità di un territorio”, alla quale erano presenti anche Sabrina Schench e Carlo Moser, entrambi in rappresentanza dell’Istituto Trento Doc.

Degus_TD9Degus_TD5Degus_TD7

E’ stato interessante notare il favore degli spettatori che, di fronte ai primi quattro Trento DOC presentati, hanno votato per il Moser Francesco 51,151, mentre tra quattro riserve presentate, hanno fatto riportare un ex equo tra Methius e Letrari, entrambi Brut Riserva 2008.

Direi che la manifestazione ha avuto un grande consenso e pone le basi per un prossimo entusiasmante Merano Wine Festival!

© Riproduzione Riservata

, , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,