Wine@5Vie celebra il ritorno del Vino nella sua “Vigna” d’Origine

Articolo pubblicato a febbraio 2016 su LorenzoVinci.ilgiornale.it (https://bit.ly/2rXWt9J)

Dopo Arte e Design, l’Associazione 5 VIE ha voluto “riportare il vino nel suo quartiere milanese di origine, creando un’opportunità per piccoli e medi produttori di entrare direttamente nel cuore della città. Tutto per far scoprire i propri vini a un pubblico sempre più curioso e preparato sul tema”, come affermato da Filippo Torsello, coordinatore dell’evento Wine at 5 Vie che si è tenuto lo scorso 11/12/13 febbraio al SIAM, la storica Società d’incoraggiamento Arti e Mestieri di via Santa Marta che da oltre 175 anni è un punto di riferimento sia per la formazione professionale di qualità, sia per la promozione dell’arte e della cultura.

Intuitivo il legame, le cinque vie che delimitano questo quartiere sono infatti storicamente collegate al vino e alla vite che veniva coltivata negli orti dei monasteri della zona, come testimonia la stessa Via Vigna e la Vigna di Leonardo a pochi passi dalla sede dell’evento.

L’iniziativa si è tenuta in concomitanza con la Borsa Internazionale del Turismo, BIT, la manifestazione promossa da Fiera Milano che favorisce l’incontro tra gli operatori turistici di tutto il mondo e gli appassionati di viaggi, decision maker, esperti del settore e buyer.

Grande protagonista dell’iniziativa l’enogastronomia pugliese, grazie a #OstuniBit, ospite d’onore di questa prima edizione, un pezzo della famosa città bianca che vuole dare visibilità “diversa” al territorio nella capitale economica del belpaese, che con il sostegno di ApuliaMood, l’officina di idee dedicata alla valorizzazione turistico-culturale della Puglia, ha raccontato e fatto gustare la tradizione dei suoi vini e il vasto assortimento di prodotti e pietanze tipiche.

VINI di PUGLIA

La sezione dedicata al vino “madeinPuglia” è stata curata dall’Anarchico del Gusto, l’agenzia di Marketing e Comunicazione di Manduria (TA), specializzata nel settore Enogastronomico, Turistico e Culturale, che ha selezionato 27 cantine, in rappresentanza dei diversi territori, dalla Daunia al Salento.

Inoltre ha organizzato due laboratori di degustazione multisensoriale, uno, sui tanti volti del Primitivo, l’altro sui Rosati di Puglia.

Partendo dai terroir si son potuti approfondire i diversi caratteri del vino rosato, tipologia di vino che da sempre nella regione, e in particolar modo in Salento, con il vitigno negroamaro, ha avuto la sua terra di elezione.

Altrove era considerato un vino di seconda scelta, mentre in Puglia è sempre stato considerato il prodotto più importante. Considerato il vino delle feste, quello meno “cotto”, quello che non “emigrava” in Toscana, Veneto o Francia ma era consumato nel suo territorio.

Un vino intrinseco di storia, tanto apprezzato da Giosuè Carducci che dopo aver bevuto il “Lacrima” dell’Azienda Agricola Valle dell’Asso affermò “Se Galatina ha di queste lacrime, bisognerebbe che piangesse sempre”. Il vino doveva le sue caratteristiche alle viti di negroamaro che affondavano le radici nelle terre di Galatina e da lì traevano profumi, aromi e sapori.

Altro primato Salentino, il primo vino rosato ad essere imbottigliato e commercializzato in Italia. Era il 1943 quando un generale delle Forze Alleate chiese all’azienda Leone De Castris una grossa fornitura di vino rosato da esportare in America. Fu così che dai vitigni di Negroamaro e Malvasia, siti in contrata “Cinque Rose” a Salice Salentino nacque il Five Roses!

DEGUSTAZIONE ROSATI

Una batteria formata da quattro vini con una partenza sprint grazie probabilmente al più famoso ed interessante rosato ad oggi in circolazione. Sto parlando del Girofle (“garofano” in francese) di Severino Garofano Vigneti e Cantine (Copertino – LE), quel Severino, papà dei più grandi vini di Puglia, dal Patriglione, passando per il Gratticiaia fino ad arrivare al suo Le Braci. Il Girofle 2014, color rosa cerasuolo con sfumature che tendono all’aranciato, tipico della buccia del negroamaro, al naso ciliegia, sentori balsamici ma soprattutto spezie, un nome omen con i chiodi di garofano in gran evidenza, al palato una buona freschezza e una lunghissima persistenza che lo rendono molto “gastronomico”.

Il Metiusco 2015 di Vinicola Palamà (Cutrofiano – LE), è un’esplosione di rosa e lampone, al palato è morbido, fresco, sapido . Sembra prorpio di masticare un cestino di frutti rossi.

Scaloti 2014 di Cosimo Taurino (Guagnano – Le), è la sintesi della terra, del mare e del vento del Salento. Un rosato di sostanza.

Dal Negroamaro al Nero di Troia e Sangiovese di Casaltrinità, la cantina cooperativa di Trinitapoli (BT), molto sanguigno il loro Rosato Puglia IGP.

VINI CHE UNISCONO

L’Anarchico del Gusto ci ha regalato anche un’anteprima del loro nuovo progetto, mettere insieme i tre vitigni autoctoni a bacca rossa più rappresentativi della Puglia, Negroamaro, Primitivo, Nero di Troia, con la passione, la volontà di collaborazione e il frutto del lavoro di quattro “Piccoli Grandi Artigiani del Vino” di Puglia, che con le loro sapienti mani hanno creato e prodotto due differenti rossi.

Il Rosso Puglia IGP, vinificato da Vinicola Palamá, Agricole Pietraventosa e Antica Enotria, nasce proprio dal “blend” dei tre vitigni menzionati, mentre il Primitivo Puglia IGP, vinificato da Agricole Pietraventosa e Vinicola Savese, nasce dall’unione dei due “Primitivi pugliesi”, quello di Manduria e quello di Gioia del Colle.

CIBOPERLAMENTE

SI è tenuto sabato l’incontro/dibattito dedicato a Inchiostro di Puglia, l’antologia curata e ideata da Michele Galgano, che ha raccolto 35 racconti di autori pugliesi del panorama nazionale intenti a descrivere la propria terra senza sconti alle emozioni.

NON SOLO PUGLIA

A rappresentare il resto dell’Italia vinicola alcune interessanti aziende come i giovani franciacortini di Corte Fusia, il SiculoMeneghino Alessio Cicco di Tenuta San Giaime e il suo syrah S’14, ma soprattutto le donne bio del sud di Tenute Pacelli, che, in una Calabria enologicamente ancora a scartamento ridotto, sta cercando di far rivivere i fasti dell’Antica Enotria, con scelte controcorrente che puntano a non omologarsi, sempre nel grande rispetto di quel territorio che le ospita.

L’azienda ha fatto dei rossi il cavallo di battaglia, ma non rinuncia, di certo, a sperimentare.

Dall’insolito Riesling Italico vinificato fermo, Barone Bianco, a Zoe, la versione spumantizzata con il metodo Classico, 24 mesi di permanenza sui lieviti.

L’autoctono Magliocco (15%) fa da spalla al Calabrese/Nero d’Avola (70%) e ad una selezione di uve Merlot (15%) nel Terra Rossa 2010 Esaro IGT, mentre nel Tèmeso 2012 diventa il protagonista principale sempre in coppia al Calabrese (30%) con maturazione in botte di rovere per un anno.

Il gioiello dell’Azienda è rappresentato dal Pauciuri, ottenuto da uve Barbera (75%) e Cabernet Sauvignon (25%) provenienti dalla vigna più antica dell’azienda, mezzo secolo d’età. Sei mesi in tonneau e affinamento di almeno un altro anno in bottiglia.

Per chiudere in dolcezza il freschissimo passito EOS, Trebbiano Toscano in purezza raccolto a fine novembre, che matura 8 mesi in botte di ciliegio e minimo 6 mesi in bottiglia.

Ottimo debutto per Associazione 5 VIE art + design sia per consenso di pubblico che apprezzamento della qualità offerta, premesse fondamentali per porre le basi a nuovi eventi nella “vigna” milanese.

 

 [Photo Credit: Antonio Cimmino]
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