Summa 15, un’emozione lunga 17 anni. [PARTE PRIMA]

Articolo pubblicato a aprile 2015 su LorenzoVinci.ilgiornale.it (https://bit.ly/2TylHr9)

La settimana più alcolica dell’anno ha avuto un’altra tappa importante oltre a quella del Vinitaly, sto parlando della 17esima edizione di Summa svoltasi a Magrè sulla Strada del Vino (BZ) a “casa” di Alois Lageder, nella sua Casòn Hirschprunn, palazzo rinascimentale del XVII secolo di proprietà della famiglia Lageder, e nella Tòr Löwengang, la cantina costruita all’interno dell’antica Tenuta.

Alois si è dimostrato un padrone di casa che definirei “d’altri tempi” per la felicità con cui accoglieva gli ospiti, più di sessanta produttori provenienti oltre che dall’Italia anche dalla Germania, Francia, Austria e Nuova Zelanda e circa duemila operatori oltre ai numerosi giornalisti di settore.

Ciò che più mi piace di lui è la sua poliedricità, quando lo si incontra non è scontato che si parli di vino, perché ci si potrebbe imbattere in critiche sull’arte contemporanee, in disquisizioni sul suo Südtirol, sul turismo in generale o sulla gastronomia come su temi sociali.

Nonostante questo, difficile non identificarlo con uno dei primi che negli anni 70 si è prodigato per valorizzare l’enologia di queste terre, con la figura di riferimento nell’evoluzione qualitativa enologica dell’Alto Adige o con uno dei pionieri della biodinamica. Nulla di questo fa parte dei suoi argomenti, forse perché si ritiene “solo” un uomo fortunato e quindi semplicemente grato alla sua terra per quello che ha realizzato.

Una gratitudine che il suo gran cuore esprime attraverso il suo impegno verso il sociale, la sostenibilità del pianeta e chi non avuto la sua stessa sorte. Così sostiene Aiutare senza Confini, l’associazione di volontariato ONLUS che ha l’obiettivo di aiutare i profughi della guerra civile in Myanmar (l’ex Birmania) a cui quest’anno ha devoluto, grazie alle quote d’ingresso, oltre 35.000 euro interamente devoluti a progetti benefici rivolti soprattutto ai bambini che vivono nelle zone colpite dal conflitto.

La collaborazione con “FAMOS for Alois Lageder” è l’altra piacevole sorpresa di questa edizione. Le persone che lavorano nei laboratori protetti della comunità “Oltradige-Bassa Atesina” hanno realizzato badge d’ingresso della manifestazione. Oggetti particolari da persone speciali.

Quest’anno più che mai il tema dell’eco-sostenibilità ha occupato un posto di primo piano, portando la manifestazione ad ottenere il “green event”, uno dei primi certificati dall’Agenzia per l´Ambiente in tutto l’Alto Adige, che premia chi si distingue per mobilità sostenibile, alimenti stagionali e regionali provenienti da coltivazioni biologiche certificate, gestione dei rifiuti e la responsabilità sociale.

Alois ci ha anche regalato uno dei momenti più interessanti e coinvolgenti di Summa15, “Spazio per respirare”, una degustazione di 13 vini condotto da lui nella storica cantina della tenuta Löwengang, con alcuni campioni di botti e i bicchieri senza stelo “O” ideati da Maximilian Riedel. Un’esperienza un po’ fuori dagli schemi.

Con lui la tradizione non può privarsi dell’innovazione (e viceversa!), ma con un occhio sempre vigile su ciò che accade al nostro pianeta. Forte di un’esperienza di decine di vendemmie, Alois si rende perfettamente conto di come i cambiamenti climatici siano all’ordine del giorno e delle difficoltà che questo rappresenta per i produttori, affermando in modo perentorio ma convincente: “La reazione più efficace ai cambiamenti climatici non è quella di ricorrere a tecnologie sempre più spinte, ma semmai di imparare a rispettare le leggi della natura”.

Per tale ragione durante la degustazione ha voluto condividere alcuni esperimenti con nuovi vitigni non della tradizione, oltre naturalmente a far degustare alcuni dei suoi gioielli nati esclusivamente da lunghe fermentazioni spontanee e con l’utilizzo ovviamente di solo lieviti indigeni.

Abbiamo iniziato dal Blaterle 2013 e dal Porer Pinot Grigio 2014 degustati nel bicchiere Riesling/Sauvignon che si è dimostrato molto interessante anche per la Schiava e il Lagrein.

A seguire un Viogner 2013 in purezza, non filtrato e barricato per 11 mesi, che Alois avrebbe tenuto un altro po’ in legno, ma bisognava fare spazio alla nuova annata.

Un vitigno dalla maturazione tardiva, che grazie alla spessa buccia viene raccolto leggermente in surmaturazione, infatti sia al naso che al palato è molto evidente la nota di miele. Vinificato in purezza solo per questi suoi esperimenti, viene utilizzato insieme al Pinot Grigio e allo Chardonnay per il Casòn. In questo caso abbiamo utilizzato il bicchiere “chardonnay” ideato proprio per i vini bianchi barricati, e così ne abbiamo approfittato per degustare nello stesso bicchiere anche il Löwengang 2014, una prova di botte poiché questo chardonnay sarà imbottigliato durante maggio. L’uso delle barrique o botti ha il solo scopo di fare in modo che il vino stia sulle proprie fecce nobili, per acquisire struttura, complessità e favorire i caratteri peculiari del vitigno e non per “estrarre il legno”. Molto importante durante il batonnage l’effetto delle fase lunari.

L’Incrocio Manzoni 2014, Riesling Renano e Pinot Bianco, anch’esso dalla buccia spessa, ha fermentato per circa 6 giorni con le bucce ed ha una bella potenza e grande acidità.

Interessanti le differenze olfattive/gustative che i primi due bicchieri utilizzati hanno avuto sul Petit Manseng 2014, il sesto vino degustato. Non era completamente secco, ci si sarebbe aspettati che nel bicchiere del riesling si sarebbe trovato meglio, invece, almeno nei gusti dei presenti è piaciuto di più come le note di albicocca e pere si evolvevano nel bicchiere più ampio.

Virando sui rossi, ecco la Schiava del Römigberg 2014 Lago di Caldaro Classico, piccoli sentori di feccina che è tipica del periodo, un vino che ben si adatta ai piatti della cucina altoatesina. Alois in questi ultimi anni proprio per la Schiava sta riconvertendo il sistema di impianto dalla spalliera alla pergola, proprio a causa delle aumentate temperature, poiché grazie alla pergola si riesce a dare più agio e più ombra alle piante che ne risentono in maniera positiva

Con il Krafuss Pinot Noir 2013 e 2014 il bicchiere Big O Pinot Noir si è dimostrato un partner eccezionale, amplificando ancor di più l’eleganza indiscussa di quest’etichetta. In sequenza il Lindenburg Lagrein 2014 e il Tannat 2013, quest’ultimo una curiosa scelta. Non è così frequente degustare un “tannat italiano” in purezza.

Il COR Römigberg 2013, Cabernet Sauvignon e Petit Verdot, è un vino complesso, un registro che va dai fiori alla frutta, dalle spezie al boisè. Rese basse per dare concentrazione che al palato è molto evidente. Il bicchiere Big O Cabernet è perfetto per questo vino.

La degustazione si è chiusa con un altro bel regalo, il Löwengang 1988, in formato Magnum, un bordolese tra le colline del Südtirol, Cabernet Sauvignon e Franc, Carmenère, Merlot e Petit Verdot. Un solo aggettivo: “peposo”! Da vecchie vigne, anche centenarie, non ha la potenza dei giovani ma certamente la saggezza e l’armonia degli anziani.

Per gli amanti del Cabernet, Syrah e Merlot appuntamento alla prossima settimana!

[Photo Credit: Antonio Cimmino]
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