TrentoDoc e Milano, un connubio vincente!

Articolo pubblicato a ottobre 2015 su LorenzoVinci.ilgiornale.it (https://bit.ly/2QWZDte)

Dal 24 settembre al 1 ottobre 2015 si è svolto nel capoluogo lombardo, per il secondo anno consecutivo, “Trentodoc in Città Milano” l’evento dedicato al metodo classico trentino, oramai più che noto come “Bollicine di Montagna”.

La manifestazione è stata organizzata da l’Istituto Trento Doc, che promuove l’omonimo marchio territoriale nato dall’esigenza di rafforzare l’identità collettiva del prodotto, valorizzare il suo legame con il territorio, l’impegno dei produttori e soprattutto proteggere e promuovere il metodo classico trentino.

Una storia centenaria quella del Trentodoc, iniziata con l’avventura di un giovane ragazzotto di Trento, enologo, fresco di diploma, mandato dal padre in giro per l’Europa per ampliare le sue conoscenze e continuare a studiare.

La conclusione cui giunse questo curioso viaggiatore, specie dopo aver visitato la Francia, era che il territorio trentino non fosse poi così diverso dalla Champagne, e addirittura che gli spumanti metodo classico potessero essere migliori.

Iniziò così, nei primi del ‘900 a Trento, a produrre le sue bottiglie, spingendo anche altre aziende della zona ad imitarlo e a portare il metodo classico trentino a diventare uno degli spumanti più apprezzati al mondo, sia dagli appassionati bevitori sia dalla critica.

Un riconoscimento validato anche quest’anno durante la seconda edizione di Champagne & Sparkling Wine World Championships, la competizione ideata dal famoso giornalista e scrittore Tom Stevenson, nata con l’obiettivo di creare un annuario mondiale dei migliori Champagnes e vini spumanti, in cui sono stati premiati molti spumanti trentini, e le Cantine Ferrari si sono aggiudicate due tra i premi principali, lo “Sparkling Wine Producer of the Year 2015”, e il “Best Italian Sparkling Wine 2015” con Perlé 2006 in Magnum.

Di rilievo la partnership, siglata a marzo, con l’Istituto Master of Wine, la più importante istituzione accademica del mondo del vino, con cui l’Istituto Trento Doc sta collaborato attivamente nell’organizzazione di eventi e incontri fornendo un’assistenza diretta, proprio, al programma educativo promosso dai Master Of Wine.

Risonanze eccellenti anche in Italia, con 7 Trentodoc che hanno ottenuto il riconoscimento dei Tre bicchieri del Gambero Rosso, non considerando che mancavano all’appello i pluripremiati Giulio Ferrari Riserva del Fondatore e Flavio di Rotari.

Questo “metodo” traina l’intera regione vitivinicola trentina: 41 le case spumantistiche che hanno deciso di far parte dell’Istituto Trento Doc,  130 etichette e oltre sette milioni di bottiglie prodotte.

La settimana milanese è stata proprio l’occasione per conoscere meglio questo territorio e soprattutto la sua gente, quei produttori e agricoltori che ogni giorno lavorano duramente questa terra.

Otto intense giornate con un susseguirsi di eventi tra noti ristoranti, osterie, enoteche e luoghi d’incontro per scoprire e degustare le bollicine “dolomitiche”, il primo metodo classico al mondo ad ottenere la denominazione di origine controllata,  secondo solo allo Champagne.

Culmine della manifestazione lunedì 28 settembre, il banco di assaggio dell’Associazione Italiana Sommelier, che ha supportato magistralmente l’Istituto Trento Doc prendendosi “cura” delle ben ventuno case spumantistiche presenti, han  permesso ad appassionati ed operatori di degustare 55 etichette, di mostrare l’ampio ventaglio di caratteristiche di questi spumanti, dai Sans annè ai Millesimati e alle Riserve, dai Brut ai Pas dosé, dai Blanc de Blanc ai Rosé.

I protagonisti della serata sono stati loro, i produttori: Abate Nero, Altemasi, Bellaveder, Cantina Aldeno, Cantina d’Isera, Cantina Mori Colli Zugna, Cantine Monfort, Cesarini Sforza Spumanti, Conti Wallenburg, Endrizzi, Cantine  Ferrari, Letrari,  Maso Martis, Moser, Opera Vitivinicola in Valdicembra, Pedrotti Spumanti, Pisoni F.lli, Revì, Rotari, Viticoltori  in Avio, Zeni Roberto.

Ognuno, con il suo stile, le sue tradizioni e i suoi progetti, ha cercato di trasmettere quel secolo di storia e le caratteristiche proprie delle diverse zone di produzione, facendo percepire tutto questo direttamente nel bicchiere.

Ormai è “provato scientificamente” da alcuni ricercatori francesi e tedeschi: le Bollicine di Montagna esistono e son diverse dalle altre J.

Un banco di assaggio di altissimo livello, ad iniziare da Letrari, parte integrante della storia vitivinicola trentina.

Seppur claudicante per un piccolo infortunio in vigna, Lucia, winemaker dell’azienda di famiglia, è sempre presente, disponibile, fiera e soprattutto sorridente quando c’è da promuovere il suo territorio e parlarci dei suoi vini. Il risultato dei 60 mesi sui lieviti delle sue due riserve 2009, dosaggio zero e brut, e la scelta del 60% chardonnay e 40% Pinot nero, han creato una “bollicina” e un corpo molto intriganti!

Dall’esuberanza di Lucia, alla discrezione, che delle volte sembra sfociare in timidezza, di Carlo Moser.

Proprio quella che si legge negli occhi di suo padre, il grande campione di ciclismo Francesco, che appesa la bicicletta al chiodo, è ritornato con la sua famiglia, da dove i suoi cari erano partiti, a quella terra che gli permette di produrre, a mio giudizio, uno dei migliori Trentodoc, riserve escluse, che ci sono oggi in circolazione.

Ovviamente il nome Trentodoc 51,151 Brut non poteva non portarci a 30 anni fa, ed esattamente a quel 23 gennaio 1984 quando Francesco stabilì a Città del Messico con 51,151 km un record dell’ora, rimasto imbattuto per molti anni. Uno chardonnay in purezza, di cui il 20% affinato in botti da 25 ettolitri, 36 mesi sui lieviti, di una freschezza impagabile. Carlo ci ha anticipato che presto potremmo vedere sul mercato anche la riserva di casa Moser.

Al banco di Opera Vitivinicola in Val di Cembra si è festeggiato tutta la sera. Il motivo? Seppur l’azienda sia molto giovane, nata solo nel 2006, quest’anno il loro Trentodoc Brut Dosaggio Zero Opera Riserva 2008 ha conquistato per la prima volta i tre bicchieri del Gambero Rosso. Sarà possibile degustarlo in anteprima al MeranoWine Festival in programma dal 6 al 9 novembre.

Un piccolo assaggio della bontà di questa nuova etichetta la possiamo avere grazie alle degustazione del loro Opera Millesimato Nature 2009, praticamente una sorta di fratellino minore della riserva, anche se ha riposato sui lieviti per  oltre 60 mesi. Uno chardonnay in purezza, il cui 15% fa un breve passaggio, sei mesi, in barrique usate e  proveniente da un unico cru dal terreno molto calcareo, solo 3000 bottiglie prodotte, mineralità da masticare!

Una volta la definivo la sorpresa della serata, ma oggi, Pedrotti Spumanti, è una certezza.

Il loro banco di degustazione è sempre all’altezza di tutte le situazioni, la bellezza è nella costante eccellenza dei prodotti di tutte le linee, da quella giovane fino alle “super” riserve.

Per tanti motivi il Pas Dosè Riserva 111 2008 resta uno dei miei preferiti, forse perché mi ha sempre affascinato il suo nome che evoca la storia e il connubio tra passato e futuro di quest’azienda: 111 come gli anni dalla fondazione quando nel 2012 fu presentata per la prima volta questa riserva e 1 1 1 come i tre attuali eredi che stanno portando avanti le sorti dell’azienda.

Una tradizione secolare che vale una visita in cantina, proprio per meglio comprender e conoscere queste bollicine che maturano nella famosa “Grotta dello Spumante”, una piccola grotta naturale ampliata prima della Grande guerra dall’Impero Austroungarico per ospitare i comandi militari, ma soprattutto per riscoprire il valore unico e inestimabile del tempo, quei 12 anni di affinamento del Brut Riserva 12 o fare un salto negli anni 80 per degustare un vino più unico che raro, l’Extra Brut Riserva Speciale 1988.

C’è una zona ad Aldeno, dove, secondo una leggenda, si coltivava una vite che dava un vino da Re, soprannominata il “Re vin”. Fu così che nel 1982 Paolo Malfer volle chiamare Revì la sua piccola azienda vitivinicola dedita alla produzione di Trentodoc. Una produzione di nicchia sì, ma di gran pregio, sempre rivolta alla costante ricerca della qualità.

Revì fu la prima in Trentino a produrre un Pas Dosè, che deve far intuire l’eccellenza del terroir di questa zona, e ovviamente anche la bravura di chi riesce a produrre un vino senza aggiunta di “liqueur”.

Sia il Brut che il Dosaggio zero presentati sono dei millesimi 2011, composti entrambi da 75% di chardonnay e 25% di pinot nero. Il primo ha un profilo un po’ più largo, mentre il dosaggio zero è più diretto, ma, dalla sua, ha eleganza e finezza da vendere, poiché le uve, selezionate rigorosamente a mano, si trovano ad un’altitudine maggiore. Mentre l’uso sapiente del Pinot nero dà struttura e spalla al vino ma non intacca il profilo organolettico dello chardonnay di montagna.

Chiudiamo in bellezza con la menzione per due etichette di Rotari, l’Alperegis Pas Dosé 2008, chardonnay in purezza, un 20% fermenta in legno di quinto passaggio, fermentazione malolattica, almeno 60 mesi sui lieviti, seppur fresco la sua principale caratteristica, ricercata in questo caso, è la sua morbidezza e il Flavio Riserva 2007, ben 7 anni sui lieviti, ma dalla prossima annata in uscita, la 2008, la permanenza sarà potata ad otto per allinearsi alle riserve più importanti del Trentodoc.

Ricordo che ad inizio 2015 incontrai Sabrina Schench, Responsabile Promozione dell’Istituto, con cui scambiai quattro chiacchiere circa gli obiettivi che si erano posti per l’anno in corso. I principali erano quelli di “consolidare le attività sul territorio trentino – ad alta vocazionalità turistica – ed incrementare la presenza a livello italiano”. Beh grazie anche a quest’evento e tutte le altre attività che hanno organizzato in questi primi nove mesi dell’anno sembra proprio (incrociando le dita) che l’Istituto Trento Doc possa farcela a raggiungerli in pieno.

E, in vista dell’evento di chiusura d’anno che sarà organizzato nuovamente nella splendida cornice del Muse, nuovo museo delle scienze progettato da Renzo Piano, potrem vedere ancora qualche bel risultato!

[Photo Credit: Antonio Cimmino; Logo medaglie CSWWC: Trentodoc.com]
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