I grandi Bianchi dell’Alto Adige a Milano

Articolo pubblicato a maggio 2015 su LorenzoVinci.ilgiornale.it (https://bit.ly/2RB89O9)

Due settimane fa si è svolta a Milano la prima tappa di una manifestazione itinerante dedicata a tre perle della produzione vitivinicola sudtirolese: Pinot Bianco, Sauvignon e Gewürztraminer.

Quando si parla di vino in Italia, l’immaginario collettivo internazionale va subito verso la Toscana e il Piemonte, mentre l’Alto Adige è noto soprattutto per le sue meravigliose montagne o i suoi spettacolari giardini a cielo aperto. Invece, nonostante i suoi soli 5.300 ettari di superficie vitata, di cui il 98,8% è soggetto al disciplinare DOC, che lo rendono uno dei territori vinicoli più piccoli d’Italia, è indiscussa la qualità della sua produzione vitivinicola.

Un terroir molto variegato, una terra che beneficia di circa trecento giornate di sole l’anno, un clima molto temperato, le tradizioni del suo popolo legate a madre natura, uno spirito che gioca sul rigore teutonico e la solarità mediterranea, sono gli ingredienti che fan brillare gli occhi di appassionati e fan nascere sorrisi di approvazione a ogni sorso di questi straordinari prodotti.

I suoi vini bianchi sono conosciuti per i grandi aromi fruttati, per la loro freschezza, per l’estrema eleganza ma anche per la complessità e in alcuni casi struttura e soprattutto prospettive evolutive.

La manifestazione è stata organizzata per dar la possibilità al pubblico e agli operatori del settore di prendere coscienza di questa potenzialità, come spiega Werner Waldboth, direttore marketing del Consorzio Vini Alto Adige che ha organizzato la manifestazione in collaborazione con AIS Milano: “Grazie alle caratteristiche del territorio, al sapiente lavoro dei nostri viticoltori e alla grande variabilità dei microclimi ai quali sono esposti i nostri vigneti, l’Alto Adige è la culla ideale di oltre 20 diversi vitigni. Tra questi anche Pinot Bianco, Sauvignon e Gewürztraminer: tre uve a bacca bianca che danno vita a vini di grande personalità, che solitamente vengono consumati entro pochi anni dalla immissione sul mercato, ma che sono capaci di regalare piacevoli sorprese dopo un periodo di invecchiamento”.

Interessante ho trovato la sessione con una selezione di etichette proposte in due annate differenti, per ognuno dei tre vitigni, quindici cantine a rappresentare il meglio del territorio.

Grande versatilità, varietà e forte carattere del territorio di provenienza, han dato vita ad una moltitudini di interpretazioni grazie anche al contributo di ogni singolo produttore.

Si parte così con il Pinot Bianco, in grande crescita qualitativa, assoluto protagonista tra i vini “premiati” altoatesini del 2015.

Non un caso che l’anno scorso, a celebrazione di questo grande momento per il Weißburgunder, si sia tenuta la prima edizione di Spatium Pinot Blanc proprio ad Appiano, territorio di elezione per questo vitigno, con circa un terzo di ettari dei 518 dell’Alto Adige.

Alla spiccata freschezza si affianca una sapiente mineralità, al naso risulta delicatamente fruttato affiancato da note di frutta secca ad ampliare il suo corredo aromatico.

Tra quelli degustati due nomi su tutti: Pinot Bianco Riserva Vorberg 2009 della Cantina di Terlano e il Pinot Bianco Haberle 2006 di Alois Lageder.

Del Sauvignon, vitigno semiaromatico nato dall’incrocio casuale fra Traminer e Chenin Blanc, si può dire subito che quello tirolese si differenzia abbastanza dagli altri del territorio italico. Si può definire un po’ come il “floreale che non sa di vegetale”, poiché in questi terroir, più che le tipiche note erbose e vegetali si evidenziano le caratteristiche di aromi floreali e note agrumate, che nel caso di affinamento in legno, si evolvono e diventano più complesse.

Ad oggi sono 381 gli ettari vitati a Sauvignon Blanc in Alto Adige mentre erano solo 82  nel 1998. Un vitigno sui quali i viticultori affidano molte dello loro nuove prospettive di crescita.

Tra i “vecchietti”, sono da segnalare il Sanct Valentin 2009 della Cantina di San Michele Appiano e il Fohrhof 2007 di Cantina Kurtatsch – Cortaccia. Bel debutto nel suo nuovo ruolo di enologo di Kellerei Kaltern Caldaro per Andrea Moser e il suo Premstaler 2014. Sicuramente un Sauvignon molto più diretto rispetto a quello degli anni scorsi, molto lungo e dall’eleganza giovanile.

Infine il Gewürztraminer o Traminer Aromatico che, a detti di molti ma non di tutti, trae origine dalla località vinicola altoatesina di Termeno, in tedesco proprio Tramin. In Italia quasi la metà dei vigneti è in Alto Adige, e ovviamente Termeno, con Appiano e Caldaro, sono considerate un po’ le capitali italiane del Traminer.

Questo vitigno è molto influenzato dalla zona di coltivazione, ci sono traminer molto più complessi, ricchi, caldi in alcune zone mentre in altre sono più freschi e delicati ma sempre corredati da un ampio bouquet aromatico che può andare dai petali di rosa al litchi, dalla frutta tropicale a quella secca, dai chiodi di garofano alle spezie, ma tutti molto caldi e dalla struttura avvolgente.

Le differenze si ritrovano fedelmente nel bicchiere, dalla freschezza del Kastelaz 2010 di Elena Walch alla dolcezza fruttata del Nussbaumer 2009 di Cantina Tramin, dalla pulizia del Feld 2007 di Weinhof Kobler alla potenza della Riserva Exilissi 2008 di Baron Di Pauli.

Gli appassionati hanno affollato i banchi d’assaggio, dove han potuto apprezzare ben 45 etichette, 15 per ciascun dei 3 vitigni protagonisti della serata, delle ultime annate in commercio. Come al solito impeccabile l’organizzazione anche grazie alla collaborazione con l’Associazione Italiana Sommelier Lombardia.

Da segnalare un’altra delle “grandi” cantine cooperative altoatesine, quella di Andriano che con il Sauvignon Blanc Andrius e il Gewürztraminer Movado, entrambi annate 2013, mi ha sorpreso piacevolmente.

Non resta che lasciarvi con un consiglio: non perdetevi le repliche di quest’appuntamento davvero unico che si terranno nella seconda parte dell’anno a Bologna e a Roma!

[Photo Credit: Antonio Cimmino]
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